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IL PONTE DI BASSANO NEL CUORE DEGLI ITALIANI

Storia



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Il ponte di Bassano nel cuore degli italiani

Durante la guerra, e ancor piÙ dopo, il ponte divenne simbolo patriottico.

Sul ponte di Bassano noi ci darem la mano ed un bacin d’amor.

La canzone, che con tutta probabilitÀ esisteva giÀ prima del conflitto, diede fama nazionale a Bassano, legando la cittÀ alla memoria degli Alpini e della IV Armata, l’Armata del Grappa. Da allora la cittÀ si caricÃ’ di un forte sentimento patriottico ed entrÃ’ non solo nell’immaginario, ma nella vita degli italiani. GiÀ dal maggio 1915 a Bassano funziona un Comitato di assistenza civile, che istituisce tra l’altro, una “sala di scrittura” per i militari di stanza o di passaggio. A loro vengono distribuite gratuitamente cartoline e carta da lettere per inviare saluti e notizie ai familiari. Molti sono analfabeti e allora provvedono a scrivere alcune volontarie del Comitato. Per la prima volta migliaia di famiglie, anche nei piÙ remoti paesi del Sud, vengono a conoscere il nome di Bassano, di questa cittadina vicino al fronte, dove i loro giovani hanno trovato ristoro o conforto prima di andare in trincea o di ritorno. Spesso le cartoline, insieme con le parole tanto attese e care, portano l’immagine del Ponte, cosÃŒ curioso e diverso dagli altri.



La lotta partigiana coinvolge il ponte

L’11 febbraio 1945 il ponte della vittoria, o piÙ comunemente detto “ponte nuovo”, fu irrimediabilmente danneggiato dal bombardamento alleato e pertanto tutto il traffico militare degli occupanti tedeschi si svolgeva ormai sul ponte vecchio, l’unico rimasto ancora intatto per chilometri, sia a Nord, sia a Sud della cittÀ.

Gli alleati, perciÃ’, lo volevano distruggere. Se ciÃ’ fosse avvenuto, i danni per il centro storico sarebbero stati enormi. I partigiani, pertanto, decisero di far sabotare il ponte e fu la brigata “Martiri del Grappa” a portare a termine l’operazione. Alle 7 di sera del 17 febbraio 1945 il ponte fu fatto saltare in aria. Per tutta risposta i tedeschi fucilarono sul posto tre giovani ostaggi. Il 29 aprile gli stessi tedeschi, per proteggersi la fuga distrussero completamente il ponte.

Il 3 ottobre 1948 con un’imponente, solenne manifestazione alla presenza del capo del governo, Alcide De Gasperi e del presidente del Senato, Ivanoe Bonomi, e di altre numerose autoritÀ, venne inaugurato il risorto Ponte Vecchio, chiamato da all’ora in avanti anche “Ponte degli Alpini” per l’apporto non secondario offerto dall’Associazione Italiana Alpini.

LA RESISTENZA

Nel corso della seconda guerra mondiale, la Resistenza italiana sorse dall'impegno comune di individui, partiti e movimenti che, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 e la conseguente invasione dell'Italia da parte della Germania nazista, si opposero - militarmente o anche solo politicamente - agli occupanti e alla Repubblica Sociale Italiana, fondata da Benito Mussolini sul territorio controllato dalle truppe germaniche.

Giugno-settembre 1943:

dal crollo del regime fascista all’armistizio

Mentre in Italia l’ostilitÀ verso il regime e la guerra si diffondeva non solo nelle classi popolari ma anche presso la forze sociali e le istituzioni fiancheggiatrici del fascismo, gli alleati prepararono l’intervento nella penisola, deciso nel gennaio del 1943 alla conferenza di Casablanca. Il 10 luglio le truppe anglo-americane sbarcarono in Sicilia e, dopo aver superato agevolmente le difese italiane, iniziarono l’occupazione dell’isola; contemporaneamente l’aviazione alleata effettuava incursioni sulle cittÀ italiane.

Dopo lo sbarco alleato Mussolini si trovÃ’ in una posizione sempre piÙ precaria, fino a che il Gran consiglio del fascismo, tenutosi nella notte tra il 24 ed il 25 luglio, ne decise la completa esautorizzazione. Lo stesso giorno il re Vittorio Emanuele III invitÃ’ il “duce” a dimettersi e lo fece arrestare; il nuovo governo venne affidato al maresciallo Pietro Badoglio.

A contrario delle speranze della popolazione, il governo Badoglio annunciÃ’ il proseguimento della guerra. I tedeschi nel frattempo avevano rafforzato la loro presenza militare sul territorio italiano; Badoglio assicurÃ’ loro che l’Italia avrebbe mantenuto gli impegni assunti, ma in realtÀ aveva giÀ avviato trattative segrete con gli alleati per la pace separata. L’8 settembre 1943 l’armistizio fu firmato a Cassibile, presso Siracusa. In realtÀ il vero giorno dell’accordo fu il 3, ma si volle annunciarlo con qualche giorno di ritardo in modo che fosse possibile organizzare un piano per fronteggiare la reazione tedesca. La notizia dell’armistizio, che prevedeva la cessazione immediata delle ostilitÀ e la resa incondizionata delle forze armate italiane, venne diramata nel pomeriggio dell’8 dal generale Eisenhower, nonostante la richiesta di Badoglio di un ulteriore rinvio.

L’Italia divisa

Il giorno successivo all’annuncio dell’armistizio la famiglia reale e il governo abbandonarono Roma diretti a Pescara e quindi, via mare, si rifugiarono a Brindisi, dove insediarono il governo del cosiddetto “regno del sud”. Senza esercito, con un sovrano ed un governo che pensavano soprattutto a salvare se stessi, l’Italia si ritrovÃ’ ridotta a campo di battaglia, in cui si scontrarono le truppe alleate e quelle tedesche. Il 14 ottobre Badoglio dichiarÃ’ guerra alla Germania. I partiti antifascisti, che il 9 settembre 1943 a Roma avevano costituito il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), negavano qualsiasi collaborazione al governo e chiedevano l’abdicazione del re.

A nord, Mussolini, che il 12 settembre era stato liberato dalla prigione di Campo Imperatore sul Gran Sasso da un comando delle SS e condotto in Germania, aveva rifondato il partito fascista ed un nuovo stato denominato Repubblica Sociale Italiana (RSI), con un governo insediato a SalÃ’ sul lago di Garda.

2.3 Le formazioni partigiane

Per contrastare l’esercito tedesco e la R.S.I. nacquero partiti e movimenti che diedero vita alla Resistenza.

I primi raggruppamenti partigiani erano stati formati nell’Italia centro-settentrionale subito dopo l’8 settembre del 1943 da antifascisti liberati dalla prigionia o tornati dall’esilio, e da soldati e ufficiali che avevano lasciato i loro reparti dopo l’annuncio dell’armistizio. A questi primi nuclei si unÃŒ un crescente numero di volontari e si formarono quindi divisioni e brigate.

L’azione della Resistenza fu coordinata dal Comitato di Liberazione Nazionale(CLN) presieduto dal socialista riformista Bonomi. Il C.L.N. era diviso in CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia) con sede nella Milano occupata e il CLNC (Comitato di Liberazione Nazionale Centrale). Il CLNAI, presieduto da 1943 al 1945 da Alfredo Pizzoni, coordinÃ’ la lotta armata nell’Italia occupata, condotta da brigate e divisioni, quali le Brigate Garibaldi, costituite su iniziativa del partito comunista, le Brigate Matteotti, legate al partito socialista, le Brigate Giustizia e LibertÀ, legate al Partito d'Azione, le Brigate Autonome, composte principalmente di ex-militari e prive di rappresentanza politica, ma simpatizzanti per la monarchia, talvolta riportate come badogliani.

Specialmente nel periodo dall'8 settembre 1943 (data dell'armistizio di Cassibile) al 25 aprile 1945 l'Italia visse una vera e propria guerra civile. L'azione della Resistenza italiana intendeva essere una guerra patriottica di liberazione dall'occupazione tedesca, ma di fatto ciÃ’ implicava anche scatenare una guerra civile contro i fascisti e gli aderenti alla RSI.

2.4 L’Italia verso la liberazione

Agli inizi di marzo del 1944 si verificarono i primi tragici episodi di guerra civile. Diversi furono in quell’anno i rastrellamenti e gli eccidi da parte dei tedeschi, come l’eccidio delle Fosse Ardeatine o il rastrellamento del Grappa del 26 settembre, che ci tocca da vicino, che si concluse il giorno seguente con l’impiccagione di 31 giovani nell’attuale Viale dei Martiri.

Nell’aprile del 1944 venne finalmente superata la contrapposizione tra il re e il governo Badoglio da una parte, ed i partiti antifascisti dall’altra, grazie all’iniziativa assunta dal segretario del partito comunista Palmiro Togliatti.

La disponibilitÀ del re a lasciare la corona e a nominare il figlio Umberto “luogotenente del regno” sbloccÃ’ definitivamente la situazione: il 24 aprile 1944 si insediÃ’ a Salerno un governo di unitÀ nazionale, ancora presieduto da Badoglio. La lotta contro il nazifascismo ebbe cosÃŒ una guida politica unitaria e ufficialmente riconosciuta. Nel frattempo da Cassino, nel mese di maggio, ebbe inizio un’offensiva delle truppe anglo-americane; queste riuscirono finalmente a sfondare la “linea Gustav” e ad avanzare verso Roma, che venne liberata il 4 giugno.

Intanto in tutta l’Italia ancora sotto l’occupazione nazifascista si intensificava la lotta partigiana.

Dopo lo sbarco in Normandia (6 giugno 1944), per le truppe alleate, il fronte italiano era diventato secondario; per l’Italia ancora occupata la situazione si fece drammatica, ma la lotta partigiana non cessÃ’, nonostante gli alleati cercassero di frenarla.

I partigiani liberano l’Italia

Nel 1945 riprese l’offensiva alleata, ma il 25 aprile il CLNAI ordinÃ’ l’insurrezione generale. Le maggiori cittÀ vennero liberate prima dell’arrivo degli alleati e quattro giorni dopo, a Caserta, i tedeschi firmarono la resa.

Il 27 aprile Mussolini, con la divisa di un soldato tedesco, fu catturato a Dongo, in prossimitÀ del confine con la Svizzera, mentre tentava di espatriare assieme all’amante Claretta Petacci. Riconosciuto dai partigiani, fu fatto prigioniero e giustiziato il giorno successivo a Giulino di Mezzagra, sul lago di Como; il suo cadavere venne esposto impiccato a testa in giÙ, accanto a quelli della stessa Petacci e di altri gerarchi, in piazzale Loreto a Milano, ove fu lasciato alla disponibilitÀ della folla. In quello stesso luogo otto mesi prima i nazifascisti avevano esposto, quale monito alla Resistenza italiana, i corpi di quindici partigiani uccisi.

Il 2 maggio il generale inglese Alexander ordinÃ’ la smobilitazione delle forze partigiane, con la consegna delle armi. L'ordine venne in generale eseguito e le armi in gran parte consegnate.

Anche Bassano vive da protagonista la Resistenza

Nella cittÀ, all’insaputa dei tedeschi, si formarono diversi gruppi partigiani, tra cui la brigata “Martiri del Grappa”, la quale fu l’artefice del sabotaggio al ponte vecchio del 17 febbraio 1945.

Il motivo di questo sabotaggio era di impedire che il nemico continuasse a servirsi del ponte come mezzo di passaggio per il traffico civile e militare, essendo questo l’unico ponte disponibile per il passaggio da una sponda all’altra del fiume nel giro di chilometri, in quanto quello della vittoria, costruito durante la prima guerra mondiale, era stato colpito ripetutamente dal cielo, ed era crollato nel fiume.

Si pensÃ’, cosÃŒ, di distruggere il ponte dall’alto, ma ciÃ’ significava distruggere almeno i due quartieri della cittÀ che sorgevano (e sorgono) ai due capi del ponte. S’imponeva perciÃ’ un’azione partigiana, se non si voleva che con il Ponte Vecchio fossero distrutte anche mezza Bassano e mezza Angarano. Anche se un’azione del genere appariva subito come la piÙ audace e temeraria.

Operazione “ponte di Bassano”

Venne allora studiato un piano, molto semplice per la veritÀ, che consisteva nel preparare quattro cariche di plastico da 60 kg ciascuna, da trasportare a Bassano su due rimorchietti trainati da biciclette. Gli ultimi accordi vennero presi nella sera del 16 febbraio ed il giorno seguente due gruppi di otto uomini si ritrovarono alle 18 dietro la chiesa di Santa Croce di Bassano. I giovani partigiani, vestiti da soldati tedeschi o con camicie nere, si avviarono verso il ponte.

Fu scelta proprio quell’ora in quanto alle 19, ora della prevista esplosione, cominciava il coprifuoco. Per primi arrivarono sul ponte tre soli uomini per accertarsi che nel Ponte non ci fossero controlli da parte dei nazifascisti, poi il resto che depose l’esplosivo e, ad una distanza di 300 metri, attese l’esplosione.

 

La reazione dei tedeschi fu bestiale. Il comando delle SS di Padova ordinÃ’ una rappresaglia: il 22 febbraio tre giovani patrioti, in carcere da mesi a Bassano, furono fucilati sul ponte. Infine, la mattina del 29, i tedeschi in ritirata lo fanno saltare e lo distruggono completamente.

Un nuovo ponte per Bassano

Scorrono cosÃŒ i mesi, un anno, due anni, finché nell’agosto del 1947 la Sezione bassanese dell’A.N.A., lancia un messaggio:

Il ponte storico della cittÀ del Grappa, monumento nazionale, simbolo della Patria, di particolare interesse cittadino, deve essere ricostruito. Un coro di unanimi adesioni e di vivi incoraggiamenti ci circonda e l’Italia tutta È con noi presente. La gente di Bassano del Grappa compresa della sua missione non mancherÀ certamente con unanime plebiscito e con generosa larghezza di concorrere fattivamente alla realizzazione dell’opera. La nostra caparbia volontÀ: farÀ il resto.

Viene immediatamente costituito il Comitato organizzatore, subito dopo si formerÀ il Comitato d’onore. L’azione pubblicitaria, attraverso giornali e radio, hanno successo, anche il Governo verrÀ in aiuto.



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