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IL REGNO DELLE DUE SICILIE DAL 1825 AL 1830
II 4 gennaio 1825 morÃŒ a Napoli Ferdinando I e a lui successe il figlio Francesco I. Aveva circa cinquanta anni e non era nuovo agli affari di Stato, perché nel 1813 a Palermo e nel 1820-21 a Napoli aveva governato per il padre col titolo di Vicario-Reggente.
L'inizio del suo breve regno fu caratterizzato da un progressivo aumento dell'influenza clericale nello Stato, anche con esteriori manifestazioni circa l'obbligatorietÀ dell'osservanza delle vigilie e della partecipazione ai riti e alle cerimonie religiose. I vescovi furono dichiarati ispettori delle scuole e ai preti in sospetto di liberalismo fu vietato l'esercizio della scuola e della confessione. Nello stesso tempo furono perÒ emanate savie leggi sull'ordinamento forestale, sullo scavo delle miniere; fu costituita a Napoli un'Accademia Pontaniana, una annuale esposizione di Belle Arti e una scuola di disegno.
Nel 1827 tutte le truppe austriache, stabilitesi dal 1821 nelle guarnigioni napoletane e sicule, abbandonarono il regno delle Due Sicilie e furono sostituite con poche migliaia di Svizzeri che avrebbero dovuto costituire il sostegno del trono contro lo spirito costituzionale delle truppe napoletane e siciliane.
Presso il clero e nei conventi lo spirito settario e la Carboneria trovavano i propri sostenitori. Anzi in alcuni conventi, come in quello domenicano di Soriano, si dichiarava che la sola legge voluta da Dio era quella di seguire gli insegnamenti di San Teobaldo, protettore della Carboneria.
Nel Cilento il capo della sommossa avvenuta nel 1828 era il Canonico Antonio Maria De Luca, moschettato il 24 luglio di quell'anno, mentre a Palermo si giustiziarono due sacerdoti, un certo Bonaventura CalabrÃ’ e un certo Giuseppe La Villa. Varie erano le consorterie che operavano in Sicilia e tra esse le seguenti: « La gioventÙ ravveduta », « La Repubblica », « I Pellegrini Bianchi », « I sette Dormenti », « I veri Patriotti »; altre ancora si distinguevano in « Vendite », « Tribune » e « Famiglie ».
Naturalmente in tale confusione abbondavano anche i traditori, quindi le delazioni e in conseguenza le condanne, anche a morte, da parte del Governo.
Nel Cilento i settari erano piÙ numerosi che altrove e il loro piano era quello di impadronirsi di Salerno per poi espandere il moto nei territori limitrofi. Ma come solitamente avveniva nelle congiure settarie, anche questa volta non mancÒ il delatore che fu il prete Francesco Moccia il quale rivelÒ ogni cosa al ministro della polizia IntontÌ. Furono quindi arrestati colonnelli, capitani, professionisti, cappuccini, preti e modesti impiegati.
La reazione della polizia fu tremenda, il paese di Bosco venne distrutto e centinaia di cospiratori furono arrestati e molti di essi condannati a morte in modo infame.
Ma il Governo di Napoli, con tali inumane forme di repressione, mirava soprattutto a dimostrare ai diversi governi stranieri, e primo tra essi, a quello austriaco, che anche nelle Due Sicilie il governo, il Re e l'esercito, erano fedeli alla Santa Alleanza e capaci di padroneggiare qualunque tentativo dei liberali in modo da restituire per
sempre « alle forze del Real Governo presso l'estero quella reputazione cui piÙ non godeva ».
Tali erano le miserrime condizioni alle quali, per reazione agli eccessi giacobini, la Santa Alleanza di odiata memoria aveva portato tutti i popoli europei.
Il Re Francesco I nel settembre del 1829 accompagnÃ’ la figlia Maria Cristina in Spagna essendo stata richiesta in sposa dal Re Ferdinando VII.
Prima di partire diede l'incarico al diciannovenne figlio Ferdinando duca di Calabria di governare in sua vece nel periodo della sua assenza da Napoli. Dopo le nozze avvenute a Madrid, Re Francesco I e la Regina ritornarono a Napoli con un lungo e lento viaggio attraverso la Francia dove ebbero la sensazione che stava per scoppiare una rivoluzione. Infatti il reali borbonici rientravano a Napoli il 29 luglio del 1830 e dopo pochi giorni esplodeva la rivoluzione a Parigi e in breve tempo tutta la Francia si ribellÃ’.
Francesco I giunse a Napoli malandato in salute e l'8 novembre dello stesso anno cessÒ di vivere in etÀ di cinquantatre anni e subito fu proclamato Re suo figlio Ferdinando col titolo di Ferdinando IL
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