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IL REGNO DELLE DUE SICILIE FINO ALL'OCCUPAZIONE FRANCESE
Abbiamo dunque visto come la monarchia borbonica del Regno delle Due Sicilie fosse tra le piÙ moderne in fatto di orientamenti filosofici e politici e come il libero pensiero espresso dalle associazioni massoniche e soprattutto dai filosofi napoletani quale il Giannone e il Filangieri fosse addirittura incoraggiato e premiato.
Ma questo idilliaco procedere tra Corte e politici filosofi tutto ad un tratto franÃ’ e poi ruinÃ’ in modo definitivo.
Cosa era avvenuto? Era avvenuto semplicemente questo. Il popolo francese rovinato economicamente da un disastro finanziario e politico dovuto ai regi sperperi e alla corruzione della Corte, dell'Aristocrazia e del Clero, si era ribellato, aveva abbattuto il potere esecutivo ed aveva proclamato la repubblica.
Rivoluzione tremenda nelle sue manifestazioni di piazza, nei suoi successi demolitori, nella sua carneficina a getto continuo durata piÙ di un quinquennio e terminata con lo scannamento reciproco dei reggenti del periodo passato alla storia come quello del Terrore.
E tra i vari eccessi ci furono la decapitazione del Re e poi quella della Regina.
Quella della Regina fu preceduta, ed anche seguita, da una orrenda diffamazione comprendente anche l'accusa di avere corrotto il proprio figlio di otto anni.
Dopo l'esecuzione di Maria Antonietta, il di lei figlio fu affidato ad un calzolaio alcoolizzato e dopo poco si disse che il ragazzo era morto.
Maria Antonietta, regina dei Francesi, era la sorella di Maria Carolina regina dei Napoletani e questa non potÈ non reagire dinnanzi a tanto scempio e non potÈ col suo carattere forte e volitivo non assumere un atteggiamento di ritorsione nei confronti degli eccessi provocati dalla esasperazione delle teorie politiche che lei stessa aveva incoraggiato ed aiutato a diffondere tra i propri sudditi.
Questo È stato il dramma di Maria Carolina, dramma umano che se non giustifica le reazioni che ne derivarono, certamente le rendono comprensibili. Inoltre l'Inghilterra, che nella lotta contro il direttorio francese prima, e contro Napoleone poi, aveva assoluto bisogno dei porti dell'Italia meridionale per ospitare la propria flotta; l'Inghilterra, si ripete, attraverso il suo ambasciatore sir William Hamilton, sposato ad una inglese bella quanto corrotta e soprattutto attraverso il di lei amante, l'ammiraglio Nelson, sobillÒ i reali borbonici e li incoraggiÒ e li sostenne in tutti i modi nella loro politica antifrancese e reazionaria.
In primo tempo navi da guerra borboniche si unirono alla flotta inglese per sostenere i monarchi francesi nel porto della cittÀ di Tolone, e, poi, i borbonici fecero tutto quello che l'ammiraglio Nelson loro imponeva, anche nella repressione del movimento filofrancese dei patrioti napoletani, ricevendo in cambio la sicurezza della protezione prima e poi la possibilitÀ di ritirata in Sicilia quando i soldati francesi sgominate le truppe piemontesi, austria-che, toscane e napoletane, iniziarono la marcia per occupare la parte meridionale della penisola.
Naturalmente, come sempre accade nelle sconfitte, la parte vincente si dilettÒ a creare le piÙ strane e fantastiche colpe a carico della parte perdente e, non avendo altro di meglio da registrare, i francesi, (i costumi dei quali non erano certamente da prendere a modello) crearono la leggenda della corruzione di Maria Carolina. Corruzione effettivamente poco credibile, in quantochÈ Maria Carolina aveva da un pezzo passato la quarantina ed aveva messo al mondo ben diciotto figli.
Ma per la diffamazione, in ogni tempo, tutto serve, e qualcosa, anche dopo le smentite, rimane sempre.
Per dare l'esatta idea di cosa fosse l'invasione francese in Italia, basta far presente che giunte le truppe giacobine a Roma, proclamarono la Repubblica romana naturalmente antipapalina. PerÃ’ i fieri repubblicani, resisi conto che il Regno di Napoli aveva cessato di pagare al Papa l'antico e annuo tributo di omaggio alla Chiesa di ben settemila ducati d'oro, richiesero a Ferdinando IV che ne fosse immediatamente ripristinato il pagamento, ma alla repubblica, dato che questa era l'erede del potere papale. E inoltre la repubblica intimÃ’ anche che i principati di Benevento e Pontecorvo, che in antico erano stati feudi pontifici, fossero sgombrati dalle truppe napoletane.
Ossia si pretendeva ritornare ai concetti e ai diritti medioevali in nome della repubblica.
Non contenti di tutto ciÃ’ i Francesi, con un tatto da elefante e un'alterigia da cafoni, mandarono a Napoli, in rappresentanza del loro governo, un certo Garat che era proprio quel personaggio che lesse a Luigi XVI, cognato di Maria Carolina, la sentenza di morte.
Circa i principati di Benevento e Pontecorvo i Francesi accettarono poi di riconoscerli di proprietÀ dei napoletani, dietro l'esborso annuo di venti milioni di franchi.
Nel mese di dicembre del 1798 l'armata francese al comando del generale Championnet iniziÒ la marcia verso il Regno di Napoli dopo che tutta l'Italia era giÀ caduta in mano francese, e tutti i sovrani erano fuggiti dai vari stati nei quali l'Italia era divisa.
Poche centinaia di nobili e di borghesi colti si illusero che i Francesi avrebbero portato nel Regno la libertÀ e il progresso e pertanto si misero in contatto col generale Championnet a mezzo di messi segreti e stipularono un accordo col quale i napoletani, fautori delle nuove idee di libertÀ e di progresso, avrebbero occupato il forte di Sant'Elmo segnalandone l'avvenuta occupazione con l'innalzare la bandiera tricolore francese, sul punto piÙ alto del forte stesso.
Quei napoletani sono degni del massimo rispetto e della massima considerazione nella Storia italiana, inquan-tochÈ erano in buona fede e convinti che realmente l'occupazione francese avrebbe portato libertÀ, benessere e un quantitÀ di altre belle cose.
Purtroppo la realtÀ non fu cosÌ. Caduto il regime dei re borbonici, e dopo assassinii, saccheggi, spogliazioni di tesori pubblici e privati, comprese le opere d'arte rinvenute negli scavi di Pompei e di Ercolano, i Francesi portarono miseria, pesanti tributi e il regno assoluto di Giuseppe che aveva l'alto merito di essere nientedimeno che il fratello di Napoleone, e poi quello di Gioacchino Murat che aveva l'alto merito di saper galoppare coraggiosamente alla testa di un corpo di cavalleria e di avere sposato la sorella di Napoleone, ossia la sorella di quel tale giovane italiano povero in canna che, favorito dalla natura di ingegno e di indomabile volontÀ, ridusse in breve tempo la rivoluzione e la repubblica francese sotto il suo dominio assoluto e quindi antidemocratico.
E da questo punto ha inizio la diffamazione secolare dell'Italia meridionale a base di briganti e di lazzaroni.
La qual cosa merita un capitolo a parte.
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