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Storia
Il Fascismo e Mussolini
Il DOPOGUERRA IN ITALIA
Alla fine della Prima Guerra Mondiale (1914-1918), l’Italia doveva affrontare problemi seri e urgenti, come la miseria e la disoccupazione.
Il malcontento popolare si manifestò con scioperi e violenti moti di piazza.
Se da un lato in questo modo, la Sinistra lottava perché la classe operaia e contadina giungesse al potere, dall’altro la Destra voleva evitare questo capovolgimento, conferendo più potere alle classi privilegiate.
Questa situazione favorì il sorgere di un nuovo partito: il Fascismo.
IL SORGERE DEL FASCISMO
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Il 28 ottobre 1922 Mussolini ordinò ai fascisti di tutta Italia di marciare su Roma; il re Vittorio Emanuele III, troppo debole per affrontare la situazione, non si oppose ma anzi, decise di affidare il governo a Mussolini, nominandolo Primo ministro (cioè capo del governo).
Per l’ Italia cominciò il periodo fascista.
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Nel 1925 vennero emanate le “leggi fascistissime” che abolivano tutte le libertà democratiche, cioè la libertà di stampa, di opinione, di riunione e di associazione.
Esse resero illegale qualsiasi opinione antifascista.
Inoltre, Mussolini concentrò nelle sue mani il potere legislativo e il potere esecutivo, abolendo il Parlamento.
Il Duce cercò di conquistarsi sempre più vasti sostegni. Per questo motivo, procurò al regime l’appoggio della Chiesa: l’ 11 febbraio 1929 lo Stato e la Chiesa firmarono i Patti Lateranensi, con i quali il Vaticano veniva riconosciuto uno stato indipendente e il Cattolicesimo la religione dello Stato (l’insegnamento della religione cattolica divenne obbligatorio nelle scuole pubbliche).
Non tutti gli Italiani però erano fascisti.
L’ antifascismo però non venne tollerato da Mussolini che decise di far tacere gli oppositori con metodi brutali.
Nacque così OVRA (opera di vigilanza e repressione antifascista), una specie di polizia segreta che aveva il compito di infilarsi negli ambienti sospettati, individuare e arrestare gli oppositori.
Furono molti gli antifascisti incarcerati, torturati, uccisi o costretti a fuggire all’ estero.
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LA SECONDA GUERRA MONDIALE E LA CADUTA DEL FASCISMO
La guerra in Etiopia (1935–1936), durante la quale Hitler sostenne l’Italia e la partecipazione di Tedeschi e Italiani alla guerra civile spagnola (1936-1939), rafforzarono l’ alleanza tra Germania e Italia che venne confermata nel 1936 con il patto detto Asse Roma- Berlino e nel 1939 con il patto d’ Acciaio, con il quale le due nazioni si dichiarano pronte ad entrare in guerra l’una a fianco dell’ altra.
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Nel 1943 gli Alleati decisero di mettere l’Italia fuori combattimento e il 10 luglio sbarcarono in Sicilia conquistando l’isola.
A questo momento,quasi tutti gli Italiani avevano perso la loro fede in Mussolini: i suoi stessi collaboratori votarono sfiducia al Duce e Vittorio Emanuele lo fece arrestare, nominando Badoglio nuovo capo del governo.
Il 25 luglio 1943 segnò la fine della dittatura fascista.
Dopo l’armistizio firmato tra italiani e anglo-americani, Hitler sentendosi tradito invase il centro-nord d’Italia e liberò Mussolini, sperando di poter ricostituire un governo fascista.
Ma nel 1945 Mussolini, mentre cercava di fuggire in Svizzera dopo lo sbarco degli Alleati nel nord d’Italia, venne catturato e ucciso (28 aprile 1945).
LA SCUOLA DEL REGIME
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Quando entravano in classe, i bambini salutavano l’insegnante alzando il braccio destro e cantando l’inno fascista Giovinezza.
Oltre a studiare, i ragazzi venivano quotidianamente allenati, attraverso lo sport atletico, la ginnastica e l’addestramento di tipo militare.
E’ per questo motivo che i ragazzi venivano divisi in squadre:
Figli della Lupa (maschi 6-8 anni)
Balilla (maschi 8-14 anni)
Avanguardisti (maschi 14-18 anni)
Fasci giovanili di combattimento (maschi 18-21 anni)
Piccole Italiane (femmine 8-14 anni)
Giovani Italiane (femmine 14-18 anni)
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Alcuni
bambini impegnati nelle parate militari
Il tipico saluto fascista, col il braccio destro alzato. Questo deriva dalla cultura romana, come anche il passo a gambe rigide e il titolo di Duce (che in latino significa “condottiero”)
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