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Lineamenti di storia del pensiero sociologico (Marx, Weber, Durkheim).
BREVE DESCRIZIONE DEI TRE SOCIOLOGI
Marx, viene definito come scienziato sociale, nato nel 1813 e morto nel 1883 è noto per la teoria delle classi sociali.
Durkheim, nato nel 1858 e morto 1917 è un funzionalista e si occupa delle funzioni delle istituzioni sociali, affronta il problema della devianza come costruzione sociale.
Weber, si pone il problema della scienza sociale cioè come studiare il fatto sociale.
MARX
Ha origini ebraiche ma si sente tedesco, si ispira sia ad Engel con il quale nel 1848 scrive “il manifesto del partito comunista” che a Rosseau senza l’influenza del quale non avrebbe mai elaborato la teoria dell’alienazione.
Ha una concezione materialistica della storia la quale emerge dai concetti da lui esposti di struttura e sovrastruttura, esposti nel libro “critica all’economia politica”.
Nel 1867 pubblica il primo libro “del capitale” ed il secondo ed il terzo saranno pubblicati da Engel.
Marx vuole l’abolizione delle CLASSI SOCIALI, egli sostiene che la storia della società è la storia delle lotte fra classi, cioè la lotta fra i dominanti e gli oppressori.
Per CLASSE SOCIALE, si intende un gruppo di individui che occupa lo stesso posto nel processo di produzione ed hanno le stesse possibilità di accesso alle risorse economiche.
Marx sostiene che è inevitabile il CONFLITTO FRA CLASSI, esistono 3 modi di produzione del conflitto:
antico
feudale
capitalistico
l’elemento comune è la lotta ai proletari, l’elemento diverso è la velocità dei cambiamenti.
La coscienza di sfruttamento compatta la classe del PROLETARIATO, in quanto questo subisce la tecnologia, al contrario per la borghesia lo sviluppo della tecnologia fa aumentare la produzione, ma la non il correlato mutamento dei rapporti di produzione fa si il determinare di CRISI ECONOMICHE (1873-1929), sono crisi di sovrapproduzione in quanto di produce troppo rispetto all’assorbimento del mercato.
La RIVOLUZIONE del proletariato è la rivoluzione della grandissima maggioranza destinata a concludersi con la formazione di una società completamente nuova la SOCIETA’ COMUNISTA.
Il comunismo sarà una società in cui vigerà la condizione del libero sviluppo di tutti, ciò dovrebbe mettere fine all’antagonismo fra classi, ognuno può partecipare al processo produttivo tramite le sue capacità. Si estingue lo Stato. Per Marx il Comunismo è la meta finale occorre passare la via difficile di una fase intermedia dal dominio del proletariato che deve distruggere il mondo vecchio per passare a quello nuovo.
Marx dice che tra la società capitalistica e quella comunista c’è il momento di transizione in cui lo stato non compare ma il potere è della dittatura del proletariato, questa fase di transizione è detta SOCIALISTA, nel qual i mezzi di produzione sono messi in comune dallo Stato, questa fase serve per terminare l’espropriazione della borghesia.
Esaurita questa fase ci sarà il comunismo vero e proprio.
DURKHEIM
Si occupa delle società della devianza, era Alsaziano, ma si sentiva francese, le sue origini erano ebraiche; egli fu il difensore della cultura francese, egli come afferma Compte, voleva terminare la rivoluzione francese creando veri valori, Durkheim cercò di recuperare dalla storia tutto ciò che di migliore gli uomini hanno prodotto.
Durcheim fu professore di sociologia e di scienze dell’educazione. Nel 1893 si occupa del problema delle società industriali le cui caratteristiche fondamentali sono le divisioni delle funzioni del lavoro le quali secondo lui in questo modo il lavoro risulta così perché ciascuno ha bisogno dell’altro per vivere.
Nel 1897 pubblica “il suicidio”
Nel 1912 pubblica “le forme elementari della vita religiosa” , Durkheim con Weber, è il più grande sociologo religioso in particolare delle religioni primitive totemaiche dove il totem è il simbolo di coesione sociale.
WEBER
Si pone il problema della SCIENZA SOCIALE, è un autore tedesco, ha una formazione da giurista.
Il suo primo scritto si occupa dell’economie delle repubbliche marinare, sa bene l’italiano perché veniva ascrivere i suoi testi in Italia.
Nel 1842 pubblica “la condizione dei braccianti d’oltre Elba. Nello stesso periodo in Francia vengono vissute le grandi migrazioni dalle zone agricole alle zone industriali, Weber descrive questi spostamenti come illusori perché non portano ad un miglioramento ma li trova un elemento negativo, anche perché lui vuole che la società slava non entri a far parte della società tedesca.
Dopo aver abbandonato l’insegnamento di economia politica, dirige una rivista “Archivio per le scienze sociali e politica sociale”.
Su questa rivista pubblica un grande saggio nel 1904 “l’etica protestante e lo spirito del capitalismo”.
Secondo Weber, la sociologia studia l’agire sociale, il comportamento collettivo. L’agire umano è un’agire sociale nel momento in cui è riferito al comportamento di altre persone.
Weber fa la distinzione tra comportamento individuale e sociale. Si basa sul comportamento del singolo correlato agli altri INDIVIDUALISMO METODOLOGICO.
Con ciò la sociologia, vuole capire l’assetto sociale economico, politico partendo dal senso e dalle motivazioni individuali.
Utilizza il TIPO IDEALE, il quale è uno strumento per orientarsi nelle differenti motivazioni che caratterizzano un ambito sociale.
Il tipo ideale serve per fissare alcuni punti fermi per arrivare all’approfondimento di aspetti significativi.
Un tipo ideale dell’obbedienza è il capo carismatico, il capo seguito in quanto migliore con una personalità fuori dal comune.
In realtà dice Weber, non è mai esistito un capo retto solo dal potere carismatico, infatti il tipo ideale ci consente di orientarci nella storia e ci mette nella situazione di decodificare i tratti di un periodo storico.
AVALUTATIVITA’ DELLA SCIENZA, può definirsi come una scienza che non giudica ma che mette nella condizione di giudicare
IL CAPITALISMO RAZIONALE, è il comportamento economico di individui fondato sul calcolo del capitale ed è volto al conseguimento del profitto.
MOD II LE FORME DELL’INTERAZIONE SOCIALE
La sociologia generale si occupa di azione sociale e non si occupa del comportamento dei singoli individui, e se lo fa è perché crede che una condotta individuale sia in relazione alla società.
Weber analizza le organizzazioni sociali partendo dal basso, tramite l’individualismo metodologico, componendo la rete sociale in cellule sociali.
Marx e Durkheim, considerano invece il tutto in una visione olistica secondo la quale la società è qualcosa di più della somma di elementi che la compongono.
LE AZIONI SOCIALI viste da un punto di vista del singolo sono diversi tipi:
utilitaristica
dove ci si propone uno scopo, il senso del comportamento è raggiungere il fine
seguendo i valori
dettate dalla fedeltà e da un obbligo sociale. Chi agisce lo fa sulla base di un valore ma non si preoccupa dello scopo
affettivo
dettate da uno stato d’animo non c’è una finalità da raggiungere, sono delle relazioni emotive scaturite in particolari circostanze.
Tradizionale
Nascono da credenze, da abitudini tramandate e considerate significative che non possono essere considerate significative, le quali non possono essere violate.
Nessuna azione sociale ha solo una motivazione ma una prevale sulle altre, il comportamento sarà il risultante di più azioni sociali.
L’INTERAZIONE SOCIALE è caratterizzata dall’incontro di intelligenze, pulsioni su cui si genera un condizionamento reciproco, ci introduce su un’altra categoria concettuale IL GRUPPO SOCIALE, cioè un’insieme di persone che interagiscono e si influenzano vicendevolmente, se un processo di interazione sociale si stabilisce, nasce un gruppo.
IL RUOLO SOCIALE è una modalità prevedibile di interazione sociale di condizionamento reciproco, l’insieme delle condotte che ciascun gruppo si aspetta dai suoi membri.
È una divisione di funzioni e di atteggiamenti. Il contenuto del ruolo si modifica nel tempo con il variare della cultura.
L’attribuzione dei ruoli per i gruppi più semplici è abbastanza spontanea. Quanto più il gruppo è complesso, quanto più è avanzata la fase di stabilità del gruppo, l’attribuzione dei ruoli, viene codificata in norme.
Il potere esiste nel gruppo chi comanda e chi viene comandato, ciascun individuo in una comunità più o meno complessa ricopre dei ruoli. L’incontro di ruoli differenti è anche l’incontro di diverse regole di comportamento.
Il problema del rapporto fra ruoli e gruppi diversi ci introduce al tema del CONFLITTO. Il conflitto fra i gruppi appare una costane della società. È un dato normale del nostro vivere quotidiano.
Le posizioni sul problema conflitto sono diverse.
Parsons aveva una CONCEZIONE FUNZIONALISTA DELL’ORDIENE SOCIALE, vedendo il conflitto come sbagliato, deviante e un fenomeno patologico, sintomo del cattivo funzionamento della collettività.
Per altri, quelli che hanno UNA CONCEZIONE MARXISTA, il conflitto è positivo in quanto porta al cambiamento, all’affermazione di gruppi più forti e quindi migliori.
Le nostre società oggi sono molto specializzate e suddivise per ogni categoria, ci sono stili di vita diversi ed alcune conoscenze sono affidate a professionisti specializzati.
Non tutte le società sono cosi DIFFERENZIATE, ma sono anche SEGMENTALI in cui tutti gli individui tendono ad avere gli stessi ruoli in cui le conoscenze sono uniformi.
GRUPPI
Esistono 2 tipologie di gruppi:
Primari
In cui la matrice è di tipo affettivo
Secondari
Cioè organizzazioni di persone che hanno alla base il raggiungimento di uno scopo.
La distinzione che possibile fare nei gruppi secondari è tra: ASSOCIAZIONI e ORGANIZZAZIONI.
L’elemento in comune è il raggiungimento di un obbiettivo, ciò che li distingue è la diversa complessità ed il diverso apparato burocratico.
associazioni
Toqueville afferma che l’America è la patria delle associazioni, egli le vede come una sorta di riparazione rispetto alle corporazioni europee.
Le organizzazioni burocratiche
Per burocrazia, Weber intende un sistema oggettivo neutro, né positivo né negativo.
All’interno di queste organizzazioni non ha importanza il singolo, ma la distribuzione dei compiti ed un insieme preciso di regole oltre alla creazione di relazioni formali in cui non ci sono rapporti personali.
I ruoli sono affidati a degli specialisti ed essi dovrebbero obbedire a regole di comportamento prestabilite senza nulla di personale.
I funzionari tipici di questa organizzazione sono persone scelte sulla base delle loro competenze specifiche in quel campo, sono persone che non hanno vincoli di tipo personale con i superiori gerarchici.
Queste caratteristiche, devono essere messe in relazione con lo sviluppo che ha avuto la società moderna dal medioevo ad oggi.
Infatti la sostituzione dei feudatari da una minoranza di persone che acquisisce lentamente tutto il potere. È la figura del sovrano assoluto che si appropria anche di tutti gli appartati burocratici, si scioglie qualsiasi legame tra autorità e classe sociale.
Anche questo elemento ha contribuito alla formazione del capitalismo, in questa società diventa più importante la funzione burocratica piuttosto che la personalità della persona.
Si parla di BUROCRATIZZAZIONE UNIVERSALE.
Soltanto la minoranza può gestire l’apparato burocratico perché è una risorsa non accessibile da tutti.
La professione è divisa dalla personalità perché è richiesto l’adempimento di compiti senza tener conto della personalità.
Si afferma un ideale di vita burocratico razionale.
MOD III VALORI, NORME ED ISTITUZIONI
I valori sono tanti e complessi nella nostra società.
I valore sarebbe la parte astratta e la norma è la realizzazione pratica del valore; entrambe sono guide del comportamento, una più generale e l’altra più concreta.
Le società occidentali sono modelli di società a bassa coesione sociale, perché sono società nate dal processo di secolarizzazione.
PROCESSO DI SECOLARIZZAZIONE
È il ritorno in un certo senso al politeismo, perché la caratteristica del nostro tempo è la frammentazione del valore. Abbiamo attraversato un periodo di monoteismo dove c’era la visione cristiana, ora i valori si sono frammentizzati rispetto al passato.
PROCESSO DI PRESENTIFICAZIONE
Cioè il valore nel presente tende a realizzarsi oggi, ora. La vita buone, felice deve essere tenuta in questa vita non in una successiva come si credeva in passato.
Quanto più una società diventa complessa quanto più la differenza tra valori e norme aumenta. Le norme devono partire da un orizzonte di valore per dirci come comportarci nel momento in cui è forte la condivisione generale di valori.
I valori hanno natura generale le norme approfondiscono un comportamento, rappresentano uno statuto di obbligatorietà.
Le norme tendono ad avere in una società complessa, una funzione di DISTRIBUZIONE DEL VALORE IMPERATIVA, chè è la loro funzione principale.
IL POTERE non riguarda tutti, ci sono apparati appositi che possono decidere cosa tutelare e cose non tutelare.
Connesso al potere è il concetto di ISTITUZIONI REGOLATE. Perché il potere è un insieme di apparati che può influenzare sia gruppi sociali piccoli che grandi.
Si ha un POTERE LEGITTIMO, quando c’è il dovere di obbedienza in quanto si ha un’autorità riconosciuta legittima che può servirsi di una forza.
Un valore per venire imposto alla collettività deve divenire una norma di riferimento, dunque quando c’è questa traduzione il potere di un’istituzione è legittimo.
Le ISTITUZIONI sono lo strumento operativo del POTERE. Non vogliono influenzare ma guidare il nostro comportamento utilizzando anche strumenti coercitivi. Quanto più le norme sono rigide, tanto più è alto il grado di formalizzazione.
I nostri apparati sono fortemente burocratizzati, ci sono strumenti operativi particolari per misurare la formalizzazione di un’istituzione.
Parson con il modello dell’AGIL, prevede che un’istituzione ha una vita se risponde a determinati requisiti fondamentali:
obbiettivi precisi
disposizione dei mezzi per raggiungere fini
capacità di integrare persona e apparati che la compongono
durata nel tempo
IL DIRITTO per Weber, è un insieme di norme di comportamento che ha delle garanzie sulla sua validità empirica e minimizza il comportamento deviante. Il diritto è anche apparato, burocrazia, macchina.
Si distingue dalle altre norme di comportamento in base al fatto che il fondamento del diritto è un apparato di controllo sociale e quindi di potere legittimo.
Con la fine del medioevo lo stato acquisisce il monopolio del potere legittimo, attualmente solo lo stato dispone di un apparato coercitivo necessario per il trasferimento di certe regole di condotta in norme giuridiche.
La funzione delle norme giuridiche è quella di ridurre la complessità affermando quali sono i valori di riferimento.
Le norme sono aspettative di comportamento stabilizzate perché la natura umana ha bisogno di punti di riferimento.
MOD IV STATO, NAZIONE E PROCESSO DI GLOBALIZZAZIONE
LA GLOBALIZZAZIONE, mette in discussione la visione del potere legittimo, infatti con lo Stato Moderno si ha una gestione del potere che si fonda su regole prefissate e a tutti note.
Lo STATO è un fenomeno moderno che accompagna la modernità. La prima forma di stato è:
LO STATO ASSOLUTO
Con l’assolutismo, i sovrani concentrano tutto il potere nelle loro mani, infatti il sovrano ha il potere di LEGIBUS SALUTUS, cioè libero da ogni vincolo della legge, aveva il potere di vita e di morte sui suoi sudditi.
Dallo stato assoluto in poi, c’è un DIRITTO NAZIONALE, infatti con la Rivoluzione Francese, si avranno i tribunali nazionali, i quali fino ad ora erano locali.
Nello stato assoluto moderno, si verifica un’uguaglianza formale di tutti, i sudditi di fronte al potere.
LO STATO DI POLIZIA
Non equivale alla sicurezza pubblica, ma all’interesse della collettività, è come un assolutismo ma temperato.
Il POTERE non era diviso, ma è vincolato a principi nazionali di giustizia.
Con le grandi rivoluzioni, si hanno delle grandi novità, come l’affermarsi del principio secondo il quale il potere deve funzionare secondo un modo prefissato, ed il sovrano è il primo ad essere sottoposta alla legge, si parla dunque di PRINCIPIO DI LEGALITA’; sorgono delle pretese nei confronti del potere: gli INTERESSI SOGGETTIVI PUBBLICI.
Anche il vertice dell’autorità è vincolato agli interessi soggettivi pubblici.
LO STATO DI DIRITTO
È una forma di organizzazione politica in cui tutti gli organi dello stato sono vincolati al rispetto della legge. Vige il principio della DIVISIONE DEI POTERI, con il quale il rapporto tra governanti e governati è sottoposto all’imperio di una legge suprema.
o COSTITUZIONALE
Prima delle leggi deve esserci un super documento, LA COSTITUZIONE, il quale è un documento solenne, dove prime si sanciscono i diritti, poi i doveri ed è marcata la DIVISIONE DEI POTERI.
Nell’800, l’ideologia che sostiene questo potere è LIBERALE, questo liberalismo si vede nella vita economica e politica, infatti questo è un periodo monoclasse, unica classe è la borghesia, anche il suffragio è ristretto, perché il voto era riservato ai detentori di terre e di reddito.
o DEMOCRATICO
Nel ‘900 si diffonde invece lo STATO DEMOCRATICO, che vede una modificazione fondamentale, I MECCANISMI RAAPPRESENTATIVI variano perché finalmente il suffragio è UNIVERSALE, e dunque si assiste alla formazione di partiti politici e sindacati, perché si deve organizzare in modo professionale il voto.
Questo stato si fa carico delle POLITICHE SOCIALI, viene abbandonato il liberalismo (crisi del 1873-1929), gli stati regolamentano le attività economiche, lo stato è imprenditore.
Per quanto riguarda i diritti soggettivi pubblici, c’è nel ‘900 un’importante variazione, infatti si prevede accanto ai vecchi diritti, dei nuovi diritti emergenti quelli SOCIALI, che prevedono un fare e non più un non fare, è il caso del lavoro, salute, assistenza).
C’è poi il passaggio ad un nuovo LIBERALISMO ECONOMICO, ancora più forte. C’è meno legificazione ed un taglio alla spesa pubblica per il sociale.
Il ‘900 è anche il secolo delle DITTATURE SOCIALISTE, dopo la rivoluzione di ottobre, il cui obbiettivo è quello di superare il capitalismo, socializzando i mezzi di produzione. C’era un’attività economica pianificata fortemente statale.
Fino alla globalizzazione, gli stati erano NAZIONALI.
Lo stato era nutrito dall’idea di nazione, una conseguenza tipicamente francese di nazione è quella volontaristica, cioè la volontà di riconoscersi in certe idee, nel contesto di certi valori.
La concezione italo-tedesca, è di tipo storicistico oggettivista:si ha un’unità di tradizioni.
Una terza concezione, è quella di WEBER, secondo il quale non basta la volontà, serve un senso di appartenenza reciproco, un DESTINO COMUNE.
La GLOBALIZZAZIONE ha portato a un trasformazione molto rilevante per quanto riguarda il potere politico.
La globalizzazione è un espansione del capitalismo, le organizzazioni diventano MULTI-NAZIONALI.
La novità è data dall’espansionismo del fenomeno e soprattutto il tipo di rapporti e di influenze che ha instaurato con il potere.
La globalizzazione è la forma assunta dai rapporti capitalistici negli ultimi 20 anni.
Il capitalismo ha sempre avuto tendenze espansive, quello che è cambiato è la velocità in cui questa espansione avviene.
Oltre la velocità, la globalizzazione vede come sua caratteristica il particolare tipo di rapporto che si instaura con la legittimità, con gli stati.
Oggi il potere politico sembra governare sempre meno i rapporti economici, al contrario del passato dove quasi sempre era questa a dominarli.
Il capitalismo era diretto dallo Stato, nel momento in cui il sovrano diventa tale si occupa anche dei rapporti economici, questa immagine del capitalismo vive all’ombra dello stato non esiste più. Ora sono gli stati ad essere subordinati alla logica dei mercati.
All’interno della UE UNIONE EUROPERA, ci sono diversi orientamenti:
UE come UNIONE POLITICA ovvero come degli stai diversi che maturano insieme e costituiscono un’unità
UE come UNIONE COMUNE, indirizzo molto gli aspetti economici. È l’idea più seguita (libera circolazione EURO).
Il processo politico al contrario di quello economico, è molto indietro. Si è solo messa in piedi una convenzione europea, che forse fra qualche anno ci farà avere una carta costituzionale europea.
La globalizzazione sta cambiando l’immagine di Stato, come detentore del potere, lo stato ad essere espropriato della forza legittima.
Ci sono anche soggetti privati che influenzano la globalizzazione: LE MULTINAZIONALI, aziende che esistono in più paesi, una grande impresa non può sopravvivere solo con il suo mercato, si deve espandere. La loro caratteristica è quella di imporre agli Stati il loro modo di regolare i rapporti. 8contratti di lavoro collettivi europei). Altro fattore importante è la possibilità di scegliere il Paese dove collocarsi.
Un altro soggetto privato è costituito dalle ONG, che perseguono finalità di tipo ideale, ad esempio per quanto concerne l’ambiente, il lavoro minorile, la pena di morte e la tortura. Queste organizzazioni hanno un ampia struttura di militante, in vertice di potere, dei mezzi di condizionamento dell’espansione pubblica, come i partiti politici.
Questi due soggetti sono dei CENTRI DI POTERE NON LEGGITTIMO sanno influenzare i comportamenti di un numero elevato di soggetti. HANNO IL POTERE ID FATTO.
Le ONG sperano di tornare alle origini, la visione universale dei diritti, vuole andare verso l’omologazione delle culture. Il nostro è un mondo dove c’è l’incontro e lo scontro di culture.
Ma quali sono le motivazioni che ci fanno capire che un potere è legittimo? ANALISI CLASSICA DI WEBER.
motivazione di tipo TRADIZIONALE
motivazione di tipo CARISMATICO
motivazione di tipo RAZIONALE LEGALE
si vede che essendo un orientamento che segue l’individualismo metodologico si parte dal basso per arrivare ai gruppi di vertice.
Non esiste un potere sono carismatico o solo tradizionale c’è sempre una combinazione fra i diversi tipi.
POTERE TRADIZIONALE
È il potere che si fonda sul carattere socio invalicabile della tradizione e nella credenza dei diversi soggetti, in coloro che sono depositari dei valori tradizionali.
Esistono due sottotipi di potere tradizionale:
una funzione senza apparati, come la gerontocrazia, dove gli anziani, considerati saggi, governano situazioni semplici.
L’altro invece è definito del principe patrimoniale, dove il diritto del signore tende a diventare personale, appropriato singolarmente e trasmissibile.
Il signore appare quindi come potere propietairo ed egli si presenta come il padrone di tutte le cose. L’autorità ed il potere non sono che il riflesso di questa proprietà.
POTERE CARISMATICO
È dato da una convinzione emotiva, fortmete ingiustificata in molti casi secondo la quale si deve obbedire al capo. Weber fa riferimento ai profeti, ai demagoghi, come Giulio Cesare, Gracco, Napoleone.
Un meccanismo di questo tipo può essere anche illusorio indipendentemente dalle capacità personali del capo.
Il potere carismatico è di tipo personale, non si ritiene che un soggetto abbia dignità ideale, sono assenti gli apparati amministrativo se ci sono vengono scelti su basi emotive i base a qualità carismatiche , solo qualità riconosciute al capo che possono essere politiche o guerriere….
Il diritto funziona in modo irrazionale, CONTA LA VOLONTA’ DEL CAPO E NON LE REGOLE SCRITTE, tramandate dalla tradizione.
Questo elemento è quello che differenzia maggiormente il carisma degli altri 2 tipi; il potere carismatico non è stabile, è irrazionale e rivoluzionario.
POTERE RAZIONLE LEGALE
È prevedibile,in questo caso non si ubbidisce alla persona, ma alla regola scritta.
Si obbedisce alle prescrizioni, in quanto provenienti da ORGANI, che hanno il POTERE DI COMANDO.
Questo potere è normalmente esercitato da un apparato BUROCRATICO, i meccanismi dell’obbedienza, possono attribuire apporti amministrativi nelle mani di impiegati specializzati.
Quando noi ubbidiamo, lo facciamo al vertice dell’autorità politica, ad un funzionario amministrativo. Questo potere non è solo legale ma anche razionale calcolabile è un potere che autovincola.
Il problema della legittimità è quello di ottenere obbedienza, ci deve essere un livello di devianza terribile.
Ma quali sono le motivazioni del comportamento conforme?
VALUTAZIONE COSTI-BENEFICI
Si pensa alle conseguenze della violazione di una norma e si è consapevoli dell’esistenza di un’autorità rafforzativa che può rilevare il nostro comportamento deviante
SOCIO-CULTURALE
Ci sono paesi dove si ha una forte cultura della legittimità, c’è un intervento della società a garanzia della legge.
COSCIENZA INDIVIDUALE
È fondamentale perché non ci sono solo sentimenti morali.
Tornando al tema delle sanzioni, queste si possono definire come tutte le misure predisposte dal potere per rafforzare l’efficacia delle norme.
Con una definizione cos’ ampia, possono intendere anche sanzioni positive avevano ricompense e non pene.
Le sanzioni del diritto penale hanno visto una semplificazione del catalogo delle pene. Oggi la pena regina è quella determinata insieme a quella pecuniaria. Anche nel codice penale di guerra del 1994 è stata eliminata la pena di morte. Nel diritto civile invece le pene sono ad esempio risarcimento del danno, la perdita della podestà, obblighi di fare e di non fare. Nel diritto amministrativo ci sono sanzioni pecuniarie.
Le sanzioni positive sono misure rafforzative dell’efficacia, servono a rafforzare il messaggio del potere. Il potere si prefigge un obbiettivo e fissa una ricompensa per chi volgerà la sua azione a quel dato bene.
Esiste una parte del diritto penale premiale: il diritto di Carlo Alberto della Chiesa che ebbe buoni risultati con i terroristi negli anni ’70, un po’ meno con i mafiosi.
Le sanzioni negative hanno funzione deterrente. L’idoneità della sanzione, soprattutto se negative, tende ad eliminare la possibilità di ripetere quel comportamento deviante, la recidiva.
L’efficacia delle sanzioni dipende dallo status delle persone a cui vengono rivolte, farà certo più impressione verso il ceto medio ce non sa pensare che già hanno intrapreso l’attività criminale.
Molto dipende anche dalla percezione soggettiva del rischio o del contagio, occorre che siamo certi.
Beccaria, scrive “è primo significato un diritto che faccia la faccia truce,un tale diritto è affensuo dalla dignità umana. È meglio un diritto mite ma certo”.
Altro elemento importante è la velocità delle sanzioni, una maggiore efficienza della giustizia. Il problema italiano è la lunghezza dei processi civili.
Altra considerazione sul comportamento conforme riguarda l’esistenza dei comportamenti elastici che si fanno influenzare dai messaggi normativi e di altri non elastici dove questa influenza non c’è. Ci sono casi in cui aumentare la pena non serve non va a produrre risultati significativi, esempio ne è la pensa di morte.
Il “de delitti delle pene “ si trova la spiegazione del ripudio della pena di morte. Il potere può togliere la libertà, tramite un contratto ideale con il popolo ma la vita è indisponibile.
Abbiamo detto che esistono comportamenti non elastici. Dice che in ciascuna società è normale il comportamento deviante.
Il problema secondo Duekheim è che ci sia una prevalenza di comportamenti devianti rispetto a quello ottemperante. La normalità non è del soggetto ma del comportamento sociologico. il comportamento deviante è o può essere utile. La devianza ha il vantaggio di rafforzare la coesione sociale attorno a valori imprescindibili.
La funzione vera della pena è un messaggio simbolico diretto ai bravi cittadini e non ai devianti.
Il comportamento deviante talvolta può essere anticipare del valore futuro, della morale successiva. Esempio ne è il processo a Socrate in quanto esercitava la critica e quindi la libertà di pensiero.
L’influenza sociale sul comportamento sociale esiste. Ognuno di noi non ha come riferimento solo i messaggi politici. Il cittadino non è mai soltanto cittadino, ma ha status diversi. Ciascun gruppo al quale appartiene ha i suoi principi, le sue regole. Il problema è come questi sistemi normativi privati si comportano rispetto al potere legittimo.
Ci può essere una situazione di indifferenza reciproca, diversi sistemi cercano di non entrare in contatto. Ci sono invece altri casi in cui lo Stato entra in collisione con gli altri sistemi, ad esempio per problemi etico – religiosi come l’aborto, il divorzio o per altri temi quali l’accanimento terapeutico, l’eutanasia.
La corte di Nizza sancisce l’importanza della vita dell’individuo non della persona che in termini civilistici nasce col parto e non con il concepimento spalleggiando la visione religiosa.
In questi conflitti comunque ha quasi sempre la meglio il potere legittimo anche se a volte altri sistemi hanno vissuto.
Ne è esempio la religione protestante che ha soppiantato il potere statuale e papale.
Un sociologo importante è Alberini, esperto di innamoramento ed amore, che ora scrive sul capo carismatico.
Ci sono poi situazioni in cui lo stato non è né ostile ne indifferente ma cerca di servirsi della cultura dei gruppi dominanti, al suo interno per migliorare la sua efficacia. Esempio ne è il rapporto tra fascismo, nato come partito amichevole e la chiesa che dopo un inizio conflittuale vede nel febbraio del ’29 la firma dei patti lateranensi, modificati poi da Craxi nel 1994.
Un altro problema è la compresenza in una stessa comunità politica di religione, etnia, culture diverse con cui lo stato si deve confrontare. Laboratorio importante sotto questo profilo sono gli Stati Uniti dove si ha un’attenzione superiore riguardo all’esito politico.
La giusta visione è quella di Kunt “per la pace universale”.
La terza forza è la coscienza dei singoli. C’è una fede di tipo laico, la fiducia nell’autorità del potere che viene definito col termine di legittimità.
È il comportamento di chi obbedisce ma perché crede nella legittimità del potere, non tanto nella giustizia o meno delle singole prescrizioni.
MOD V TEORIE DEL COMPORTAMNETO DEVIANTE
Non esiste solo la conformità, esiste anche un comportamento diverso,criminale, irregolare e patologico e quindi deviante.
Per l’attività politica il comportamento patologico è quello che troviamo nel codice penale, ma per la sociologia è considerato deviante anche una serie di comportamenti che non violino le norme del codice penale.
Con la sociologia del suicidio nasce la sociologia della devianza.
Il suicidio
Per quanto riguarda il suicidio, si parte dal presupposto che dall’antichità fino al ‘600 questo era oggetto di considerazioni morali e religiose soprattutto era giudicato dal cristianesimo, dove il comandamento non uccidere comprendeva anche il suicidio. Il comportamento del suicidio era penalmente rilevante nei suicidi non riusciti in quanto si poteva essere soggetti a espropriazioni o coercizioni, mentre la forma di punizione utilizzata per i suicidi riusciti consisteva nello smembramento del corpo e la sepoltura dei pezzi in posti differenti, o nella mancanza di funzione religiosa.
Con il codice penale francese del 1861 si afferma che il suicidio non è più un illecito, dalla fine del ‘700 comincia a diffondersi la statistica morale che si occupa del suicidio, la quale è portata avanti da due statistici importanti Guerry e Quetelet.
Guerry pensava che i fatti sociali possono essere sottoposti ad un osservazione diretta e di tipo quantitativo. Per il suicidio pensa che sia un fenomeno importante in quanto indica il livello morale di una nazione. Egli crede di individuare una regolarità statistica
Quetelet pensa che il suicidio come i furti e gli omicidi tenga tassi pressoché costanti.
Parsone parla invece di oggettivismo sociologico cioè noi pensiamo di essere liberi ma subiamo i condizionamenti dell’ambiente naturale e sociale. Sono determinanti le caratteristiche fisiche dei devianti.
Durkheim afferma che i motivi individuali non sono le cause della morte volontaria; il suicidio è un effetto di certe condizioni del contesto sociale. Parala di produzione sociale dei suicidi.
Parla di correnti di tristezza collettiva che approssimandosi delle coscienze individuali portano al suicidio, non ci sono società senza i comportamenti devianti, un comportamento conforme non può esistere.
Secondo Durkheim ci son 3 tipi di stati d’animo collettivi generatori di suicidi:
L’ordine di importanza è: anomico, egoistico, altruistico.
L’anomia crea disordine sociale, uno stato di inquietudine, l’altruismo spinge a soggiacere alle decisioni della società. Queste situazioni non portano direttamente al suicidio, per diventare suicidogene devono imporsi rispetto ad altre; quando invece queste situazioni si contengono si ha un equilibrio che però è solo ideale.
Ne “la divisione del lavoro sociale”, si ha una riflessione sul concetto di anomia che ha dominato la sociologia generale e l’analisi sociologica. L’anomia è un fenomeno giuridico-sociale, l’assenze di regole e norme sociali.
La prima condizione di anomia la si vede a fine ‘800 nella crisi della società industriale (capitalistica).
Le crisi sono state 2 1873 e 1929 che erano già state previste da Marx nel 1848. in queste crisi c’è l’intervento del capitalismo con finanziamenti dello stato e politiche dell’occupazione.
La seconda condizione di anomia era l’estrema specializzazione del lavoro scientifico: si dissolve l’unità della scienza, in questo modo chi si trova a studiare la realtà complessa, la scienza non ha più un unico sapere a cui riferirsi questa però non è una visione esatta.
La terza condizione sta nel fin troppo acceso conflitto fra capitalisti e lavoratori. Questa situazione per Durkheim è assolutamente inconcepibile perché creata da una situazione di indeterminatezza giuridica.
Il suicidio divenne una conseguenza naturale della persona che sente di vivere in una società sregolata.
C’è un legame tra ANOMIA OGGETTIVA, COMPORTAMENTO SREGOLATO DEL SINGOLO e DISORIENTAMENTO GIURIDICO.
L’ANOMIA OGGETTIVA, apre un nuovo scenario quello della critica al liberalismo economico che aveva portato alla crisi.
Nel libro “il suicidio” Durkheim dà definizione di crisi intendendola cioè una rottura dell’equilibrio collettivo e un brusco e troppo veloce incremento della prosperità.
Anche la CRISI ECONOMICA porta alla devianza cioè a una sorta di deistituzionalizzazione di modelli classici.
Con la nascita del diritto, in cui tutti gli uomini sono uguali sono andati perduti tutti i gruppi intermedi tra lo stato ed il popolo. Questi gruppi erano di tipo associativo e se tornassero contribuirebbero a fermare la crisi.
Durkheim propone la rinascita delle corporazioni medievali per riunire la società. Con la loro nascita rinascerà la dottrina lavorativa, si risolverà la crisi economica e dunque anche la crisi di anomia.
Ci sono appunto situazioni in cui si è difronte a sofferenze non normali, contro le quali non occorre agire con il codice penale. Un elemento fondamentale è IL GIUDIZIO SUI MECCANISMI DI INTERAZIONE SOCIALE.
comportamento deviante
E’ una spia che ci fa capire che qualcosa non va e ci spinge a cercare il meccanismo per il quale è sorto. Beccaria diceva che questo dipende solo dal libero arbitrio, ma occorre analizzare approfonditamente quali sono le sue cause.
La devianza compare nell’800 in ambito francese. Guerrey e Quetelet fondano LA STATISTICA MORALE, avevano tentato di spiegare l’anormalità dei comportamenti definendo una normalità sulla quale basarsi. La normalità è una media statistica.
Si tratta di analisi alla ricerca delle cause del comportamento deviante.
Lombroso di basava su tratti fisici per determinare se un individuo era criminale o no, sostenendo che queste caratteristiche erano trasferibili geneticamente.
Garafalo dice che invece non sono fattori di tipi fisico ma situazioni di sofferenza psicologica.
Enrico Ferri afferma che il comportamento deviante è determinato da deficit di tipo sociale.
Sul problema della devianza negli ultimi 50 anni si sono introdotti 3 paradigmi:
sono le teorie le teorie dell’etichettamento secondo le quali i deviante è colui che così è stato definito dalle istituzioni.
Sono le teorie più recenti e diffuse in America.
Il deviante è la persona che non riesce ad uniformarsi ai valori sociali. I funzionasti pensano che l’obbiettivo dei valori culturali e quello di assicurare l’ordine. Nella misura in cui questo non avviene c’è uno strappo dovuto al comportamento deviante.
Non si ha la sicurezza dell’affidabilità dei dati statistici perché non si sa se le relazioni sono complete, ciò dipende molto dal tipo di comportamento deviante.
MOD VI I PROCESSI DI SOCIALIZZAZIONE
La società tanto più è moderna, tanto più è differenziata. C’è la dimensione sempre più importante degli spostamenti, dei flussi migratori. C’è l’esistenza dei metodi di addestramento alla socialità per ottenere una buona integrazione: con i processi di socializzazione, attraverso i quali gli individui devono uniformarsi alle norme, ai valori del contesto in cui si trovano.
L’analisi del processo di socializzazione si occupa soprattutto del primo periodo di vita con una forte attenzione alla famiglia, vista come primo importante contesto di apprendimento.
Ci sono 2 tipi di socializzazione:
Durante i primi anni di vita che prevede l’acquisizione di elementi di base.
Che prevede un apprendimento per un’interazione sociale specifica.
Socializzazione primaria
Il meccanismo fondamentale è l’attaccamento ad una figura adulta, normalmente la madre; stabilità affettività e sicurezza si sviluppano da questo rapporto e si avvia alla conoscenza del mondo esterno.
Al processo di attaccamento segue il processo si decentramento, cioè “la costruzione del reale del bambino”.
Con il passare degli anni si allarga la cerchia di persone con ci il bambino entra in contatto, sempre più frequentemente la società entra nel mondo del bambino.
Avvengono nell’infanzia due processi.
socializzazione
costruzione della personalità, del sé
Per quest’ultima non concorrono solo fattori socio – culturali, ma anche fattori di tipo biologico – genetico.
Il processo sociologico provvede all’identificazione del singolo, nel confronto con il contesto. Si passa dall’io al noi e alla differenziatizzazione, dove il bambino so percepisce come differente dagli altri.
La socializzazione secondaria
È un processo più selettivo in quanto prevede l’assunzione di ruoli specifici, tendenzialmente dura tutta la vita dell’individuo.
I protagonisti di questa socializzazione sono:
famiglia
scuola
lavoro
gruppi
mezzi di comunicazione (influenza informale)
nel passaggio tra i due tipi di socializzazione, il soggetto si emancipa dalle figure di riferimento, quanto più la persona diventa adulta, quanto più diventa consapevole ed indotta a ricostruire la sua personalità.
La socializzazione non è un processo lineare ma anche conflittuale con traumi,
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