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OPERE PUBBLICHE REALIZZATE DA FERDINANDO II DAL 1850 AL 1859
Durante il decennio, compreso tra gli anni 1850 e la fine del 1859, Ferdinando II di Borbone (senza contrarre debiti per la pubblica amministrazione, e senza imporre nuove tasse), si dedicÒ a fare eseguire, nel proprio Stato, opere pubbliche di grande rilievo e di grande utilitÀ per le popolazioni.
Infatti, secondo i dati statistici pubblicati in quegli anni, furono spesi ben 14.688.888 ducati (quattordici milioni e seicentottantottomila e ottocentoottantotto; somma veramente enorme per quei tempi) per costruire strade, camposanti, chiese, collegi, universitÀ, teatri, piazze, castelli, ponti, bacini, telegrafi, argini e bonifiche di terreni paludosi.
Riguardo alle strade ferrate si era quasi raggiunto il confine pontificio, prolungando la linea Napoli - Caserta -Capua. Si erano conclusi i progetti per una ferrovia degli Abruzzi e un'altra per le Puglie. L'otto marzo 1856 si concesse alla Ditta Bayart l'appalto per la costruzione della strada ferrata da Nocera a Salerno. Il 7 novembre del 1857 si diede l'incarico alla ditta Tommaso D'Ajout di studiare la costruzione della strada ferrata da Salerno
ad Eboli per poi prolungarla fino a Taranto. Il 26 novembre 1856 si nominÒ una giunta per impiantare il servizio telegrafico in Sicilia e cosÌ si ebbero linee telegrafiche per settecento miglia, sia lungo le coste che nell'interno dell'isola, mentre Messina veniva congiunta a Reggio Calabria con il servizio del telegrafo a mezzo di due cavi sottomarini. Inoltre si concluse un trattato con la Porta Ottomana in base al quale fu passato un cavo telegrafico sottomarino nell'Adriatico tra Otranto e Vallona, dove avrebbe dovuto collegarsi col servizio telegrafico di Cattaro. A Palermo l'8 giugno 1857 fu dato l'appalto ad una ditta francese per l'illuminazione a gas della strada lungo la marina. Il 31 luglio 1858 a Catania si inaugurÒ l'orto botanico per quella UniversitÀ e per l'insegnamento delle facoltÀ mediche e per l'agricoltura e la pastorizia.
IncrementÒ gli studi nautici, per la formazione di ufficiali della marina mercantile, nell'Istituto Nautico di Napoli fondato nel 1648 dal nobile napoletano Scipione Cosso, con parte del patrimonio. La prima sede della scuola fu nel Collegio di San Giuseppe a Chiaia. EtÀ di fondazione di altri Istituti simili , in Europa: Amburgo, 1709; Marsiglia, 1728; Trieste, 1754.
Sebbene la Sicilia avesse ottimi porti, tra i piÙ grandi del Mediterraneo, (Augusta, Siracusa, Messina e Trapani) se ne disegnarono altri due, uno a Milazzo e l'altro a Licata e con decisione dell'I 1 maggio 1859 fu disposta la costruzione, a Palermo, di un bacino di raddobbo per le navi mercantili.
Altri porti, costruiti, attrezzati o ampliati, furono quelli di Pozzuoli, Nisida, Salerno, Tropea e Cotrone. Nel 1853 furono restaurati: il porto di Taranto, quello di Gallipoli, di Bari, di Molfetta, Barletta, Monopoli, Bisceglie e Trani.
In Abruzzo fu ampliato il porto di Ortona e, sia lungo le coste della penisola che lungo quelle della Sicilia, si innalzarono ovunque fari e fanali con la capacitÀ lumi-
nosa atta ad essere utilizzata fino alla distanza di quattordici miglia marine. Si fecero opere di bonifica nelle maremme di Fondi, al Garigliano, al Volturno, sullo Ionio, sull'Adriatico, e poi a Sarno, Pesto, a Policastro, a Santa Eufemia, a Rossano, Gioia, Bivona e altrove. Nel 1851 Ferdinando II per bonificare le paludi aveva abolito le regie riserve di caccia. In conseguenza furono prosciugate alle foci del Volturno, ben 240 miglia quadrate e restituite a colture agricole, mentre giÀ erano impraticabili e mortifere, trasformandole cosÌ in terre feracissime, servite da una adeguata rete stradale in tutte le direzioni. La fama di dette opere superÒ i confini del Regno e il Governo francese mandÒ dei tecnici a studiarle sul posto.
Ma la bonifica piÙ importante, quella che trasformÃ’ poi un lago in una zona fertilissima, ossia il prosciugamento del lago del Fucino, fu iniziata il 21 luglio 1853 per la lungimirante visione di Ferdinando II, il quale dette la concessione di tali lavori ad una societÀ francese presieduta dal signor D'Agiont, concedendo a tale societÀ, come ricompensa, la proprietÀ dei terreni che, a prosciugamento avvenuto risultassero emersi in modo definitivo. Dopo qualche anno il D'Angiont cede l'impresa al romano principe Torlonia il quale con qualche decennio di lavori riuscÃŒ (con opere colossali) ad eseguire la completa bonifica e il ristagno delle acque fu scongiurato per sempre. Bisogna riflettere che l'iniziativa presa da Ferdinando II fu veramente importante e degna di ogni elogio, dato che, né Claudio, né Traiano, né Adriano, né Federigo Svevo, né il re Alfonso erano riusciti nell'intento. Dopo quanto È stato esposto, parlare ancora oggi di sistemi retrogradi o di incapacitÀ, o di ignavia, È cosa da ignoranti o da malevoli e pertanto chi scrive È convinto che sia dovere di ogni italiano di rendersi finalmente conto che sia ormai giunta l'ora di rendere giustizia ed onore a chi, giustizia ed onore, merita in larga misura.
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