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PREMESSA (Lucido 1 “Amerigo Vespucci”)

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PREMESSA (Lucido 1 “Amerigo Vespucci”)

L’attenzione della Regione Toscana per la costa, le isole ed il mare si è andata progressivamente potenziando e qualificando da quando, nell’anno 2000, il Presidente Martini ha voluto individuare una specifica delega al Coordinamento delle Politiche per il mare, che dal giugno 2006 mi è stata assegnata, insieme a quelle del Bilancio e della Programmazione finanziaria.



Nel Programma di Governo per la legislatura 2000 – 2005 uno degli obiettivi che la Toscana si prefiggeva sin dall’inizio, in raccordo con le politiche di coesione territoriale dell’Unione Europea, era quello di accendere tutti i motori dello sviluppo nell’intento di pensare globale ed agire locale; sostenere la crescita dell’economia del mare, della pesca e dell’acquacoltura, qualificando l’offerta portuale toscana anche in considerazione delle nuove prospettive aperte dal forte sviluppo del traffico crocieristico e diportistico - con notevoli potenzialità di incremento del turismo - rientrava proprio in tale quadro.

Per comprendere il percorso che l’attività di programmazione delle politiche per il mare ha seguito è necessario collocare questo processo nell’ambito di un contesto più ampio di respiro europeo e anche nazionale. E’ infatti lo Stato che ha attribuito alle regioni una maggiore autonomia con la riforma del Titolo V della Costituzione del 2001, mettendole in grado di acquisire nuove competenze. La svolta costituzionale del 2001 ha infatti accelerato il processo di formulazione di una politica regionale marittima, ma la modalità di formulazione e l’obiettivo che la Toscana si è posta, (quello di uno sviluppo territoriale), è di derivazione comunitaria e lo si ritrova nelle politiche di coesione.

A partire dagli anni novanta, le politiche comunitarie di coesione avevano stimolato a livello regionale un processo di progressiva maturazione verso un approccio nuovo alle questioni di governo del territorio, sulla base della convinzione che una visione di insieme dello sviluppo consentisse di trovare soluzioni più adeguate per la risoluzione di problemi complessi relativi a porzioni di territorio sostanzialmente omogenei in un’ottica di sviluppo locale pensato nella competizione globale.

Il mio intervento di oggi sarà dunque orientato ad inquadrare nel contesto europeo e nazionale il ruolo delle Regioni e le modalità di formulazione delle policies regionali; vi sarà poi un secondo livello che prenderà in considerazione il caso toscano, il percorso che ha portato all’elaborazione di una politica marittima regionale e gli indirizzi per il futuro.

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Da un lato abbiamo, come vi dicevo, l’eredità delle politiche comunitarie di coesione, che introduce un modo nuovo di pensare alle politiche di sviluppo del territorio basato sostanzialmente su un approccio integrato. Il concetto di coesione territoriale infatti va oltre la nozione di coesione economica e sociale, in quanto ne integra e ne potenzia il significato. In termini di misure politiche, l’obiettivo è raggiungere uno sviluppo maggiormente equilibrato riducendo le disparità esistenti, prevenendo gli squilibri territoriali e rendendo più coerenti le politiche settoriali e la politica regionale.

Dall’altro abbiamo con la riforma del Titolo V della Costituzione un progressivo rafforzamento dell’autonomia regionale. La riforma attribuisce infatti alle regioni potestà statutaria, autonomia finanziaria di entrata e di spesa, potestà legislativa esclusiva alle regioni su alcune materie come la pesca ed aumenta significativamente le materie a potestà di legislativa concorrente.

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Alla luce della riforma del Titolo V dunque la Regione Toscana ha redatto ed approvato un nuovo statuto regionale che all’art. 46 individua nella programmazione “il metodo dell’attività regionale, che ne determina gli obiettivi annuali e pluriennali”.

Individua anche la finalità della programmazione che è quella di assicurare la coerenza delle azioni, l’integrazione delle politiche, il coordinamento territoriale e fattoriale degli interventi e favorire il concorso dei soggetti pubblici e la partecipazione dei soggetti privati nell’elaborazione e nell’attuazione delle strategie e delle politiche.

Tutto questo secondo un principio di sostenibilità ambientale dello sviluppo, che nella politica integrata per il sistema mare della Toscana sarà tenuto costantemente presente.

Questo “cappello teorico” è importante perché spiega il contesto normativo in cui la Regione Toscana si è mossa per arrivare alla formulazione della propria politica marittima. Vedremo infatti come la scelta di un’ottica integrata sia conforme al percorso avviato dalla Commissione Europea per la formulazione di una politica marittima a livello internazionale.

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Passiamo adesso a vedere qual è stato il percorso della Regione Toscana di elaborazione della propria politica marittima. Prima però vorrei trattare per grandi linee il quadro analitico sul quale la Regione ha lavorato.

Abbiamo preso come unità di analisi territoriale l’insieme dei Sistemi Economici Locali (SEL) che si affacciano sul mare. I SEL sono unità di analisi minime per la programmazione individuate sulla base di uno studio dell’IRPET che fa riferimento, rielaborandolo, al concetto di Sistema Locale del Lavoro. I SEL definiscono le aree entro le quali si risolve la vita economica di individui ed imprese, aree che acquisiscono così quella autonomia concettuale e funzionale necessaria a definirle come sistemi economici locali.

Il Sistema Mare si definisce dunque come l’insieme dei SEL che si affacciano sulla costa, compreso il sistema dell’Arcipelago e la fascia di mare territoriale avanti stante.

Si tratta di un sistema complesso su cui si affacciano 10 SEL ricompresi in 5 Province, 36 Comuni, 630 Km di costa. Un sistema con un’estensione territoriale pari a 5.165,87 Kmq ed una popolazione pari a circa 1/4 della popolazione toscana, dotato inoltre di 2 Parchi naturali regionali (Maremma, Migliorino, S. Rossore, Massaciuccoli), 1 parco naturale nazionale (Arcipelago), 1 parco marino internazionale (il Santuario dei Cetacei)

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Dal punto di vista economico-produttivo il Sistema Mare presenta uno sviluppo significativo: tre grandi porti commerciali, infrastrutture per il turismo lungo tutta la costa, importanti realtà industriali come la cantieristica, la chimica, il polo lapideo e la diffusione e la qualificazione della meccanica, un’alta concentrazione dei servizi alla persona tra cui il polo sanitario e universitario di Pisa, la struttura fieristica a Carrara, il polo della ricerca e dell’innovazione di Pisa.

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Vi sono però attività che hanno con il mare un legame più diretto mi riferisco alla nautica, al turismo e alla pesca ed infine al trasporto marittimo.

La cantieristica costituisce, infatti, un settore di grande rilevanza economica, con ulteriori forti potenzialità di sviluppo, seppure in un quadro di profonde trasformazioni. La nautica da diporto, in particolare, ha registrato nell’ultimo decennio una costante crescita sia di fatturato sia nelle esportazioni, tanto che, a livello nazionale, la produzione ha segnato tassi di crescita molto elevati, rispettivamente pari al 16,5% e 18%.

E’ importante sottolineare che proprio la Toscana, e in particolare l’area di Viareggio, ha dato a questi risultati un contributo determinante. Ancora oggi, infatti, nonostante il quadro macroeconomico internazionale di bassa crescita, è possibile osservare le potenzialità e la forza del settore della cantieristica da diporto del sistema economico versiliese, che è stata capace di sviluppare un processo positivo anche in altre aree limitrofe contribuendo, attraverso un rilancio del settore, alla loro ripresa economica.

A conferma della vocazione cantieristica dei territori costieri, possiamo citare il caso di Livorno e la riconversione dei Cantieri Fratelli Orlando. Possiamo poi riportare il caso di Massa Carrara in cui, oltre ai Nuovi Cantieri Apuania, che sono già di per sé una realtà produttiva di fondamentale importanza legata alla cantieristica commerciale, si è sviluppato un significativo aggregato di imprese cantieristiche da diporto, terzisti, indotto e imprese dedicate alla produzione cantieristica. E infine Grosseto in cui il settore della nautica appare fortemente intrecciato al sistema turistico costiero con un’alta percentuale di imprese dedicate ad attività di riparazione e rimessaggio.

Merita inoltre una nota di menzione la provincia di Pisa dove, proprio nella zona della foce dell’Arno e in prossimità del Canale Navicelli, stanno sorgendo diverse realtà della nautica da diporto a dimostrazione che il trend è sicuramente di crescita.

Allo stesso modo, il turismo è un motore di sviluppo fondamentale per la regione nel suo complesso e ancora di più lo è per la costa considerato che circa il 47% delle presenze turistiche della Toscana trova ospitalità sul territorio costiero e che l’attività turistica del sistema economico costiero incide per circa il 6% del valore aggiunto totale dell’area e raccoglie il 9% delle unità di lavoro. In base agli ultimi dati disponibili (presenze 2006) l'incidenza dei sistemi economici locali (SEL) costieri sul totale presenze regionali è del 60.7% per le presenze italiane; il 30.0% per quelle straniere e il 46.1% per il totale presenze.

Anche la pesca e l’acquacoltura sono considerate uno dei motori di sviluppo del Sistema Mare in ragione del fatto che entrambe hanno portato al consolidamento di sistemi locali dove si registrano professionalità, strutture e attrezzature in grado di apportare un contributo complessivo sul piano economico che va oltre le attività di pesca e acquacoltura in senso stretto, se si considerano tutte le attività dell’indotto nelle fasi del processo di produzione, trasformazione e commercializzazione.

Bisogna inoltre prendere atto del fatto che negli ultimi anni si è verificata una crescente domanda di prodotti ittici che prescinde dal momento stagionale turistico. Il consumo di pesce si è diffuso e allargato stimolando l’offerta che, a fronte dei limiti del pescato in mare, ha sviluppato l’allevamento in acquacoltura arrivando ad un numero di allevamenti piuttosto elevato (circa 50 di cui una quindicina in acqua salata o salmastra) che ben rappresentano la Toscana a livello nazionale.

Lucido 7 

Infine abbiamo il sistema portuale costituito da tre porti principali: Livorno (porto polivalente che accoglie qualsiasi tipo di nave e movimenta qualsiasi tipologia merceologica), Carrara (specializzato nella movimentazione di merci varie e dell’impiantistica) e Piombino (trasporto di prodotti siderurgici metalmeccanici ed energetici), classificati come porti commerciali.

La Regione Toscana assume come obiettivo territoriale lo sviluppo delle infrastrutture e la tutela degli spazi necessari e funzionali alla realizzazione delle autostrade del mare e delle altre tipologie di traffico per accrescere la competitività del sistema portuale toscano. Accanto alla piattaforma logistica strettamente legata ai porti commerciali, è necessario inserire gli intrecci costituiti dalle necessità logistiche delle strutture da diporto, essenziali a garantire lo sviluppo della rete dei porti turistici.

La portualità toscana, ed in particolare Livorno, si pone come un bridge intermodale internazionale, come una piastra logistica portuale aggregante le tre modalità di trasporto: treno, nave, camion. La multimodalità deve essere proposta per qualsiasi opzione, le strade e le ferrovie costituiscono la priorità e l’ottica privilegiata. Carrara e Piombino sono porti specializzati che possono operare in un’ottica di integrazione con Livorno e con buone possibilità per lo Short Sea Shipping.

La pianificazione regionale privilegia l’obiettivo del riassetto, della riqualificazione funzionale e dell’ampliamento dei porti e degli approdi turistici esistenti piuttosto che quello della realizzazione di nuovi insediamenti portuali, obiettivo collegato alle scelte strategiche di sviluppo della filiera produttiva dei poli nautici toscani di riferimento e al rispetto di tutte le disposizioni per la sostenibilità dell’intervento, quali ad esempio concorrere al riequilibrio del fenomeno erosivo della costa.

Tra la tipologia di porto commerciale e quella di porto turistico troviamo il porto di Viareggio, sede di Capitaneria di Porto e classificato di seconda categoria e seconda classe, il quale assume una connotazione particolare per la sua attività di porto turistico, alla quale si affiancano attività commerciali e rilevanti attività di produzione cantieristica.

Vi sono poi strutture quali il porto turistico, l’approdo turistico e i punti di ormeggio dedicati alla nautica da diporto. Si contano circa 50 tra porti approdi ed ormeggi di maggiore importanza, ma il totale di porticcioli, approdi attrezzati, rade attrezzate, corridoi nautici, foci munite di attracchi supera il centinaio. Un censimento effettuato nel 2005 delle unità da diporto presenti e delle strutture marittime specializzate in Toscana ha portato a contare oltre 24.000 posti barca.

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Per quanto riguarda il mercato del lavoro il sistema mare presenta alcune criticità. Secondo le stime dell’Istat, il tasso di occupazione medio registrato sulle province costiere presenta uno scarto in negativo di 4 punti percentuali rispetto a quello medio della Toscana; se scendiamo più nel particolare, focalizzandoci sui SEL costieri troviamo in realtà una tasso di occupazione medio inferiore di 5 punti percentuali rispetto a quello della Toscana.

Il dato più rilevante lo si riscontra nel SEL di Massa Carrara in cui il tasso di occupazione è inferiore di 8 punti percentuali rispetto alla media toscana.

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Il quadro ambientale della costa e del mare toscano ruota intorno a tre cruciali problematiche: la balneabilità e la tutela delle acque costiere, la difesa del suolo dall’erosione costiera e dall’intrusione del cuneo salino nelle falde in prossimità della costa e il problema della conservazione della natura.

Rispetto ai 633 Km di costa, l’estensione di quella inquinata, che corrisponde prevalentemente alle foci dei fiumi, è assai modesta. Il massimo è stato raggiunto nel 1997 con quasi 15 Km di costa non balneabile. Successivamente si è riscontrato un miglioramento della qualità delle acque che ha portato progressivamente a rendere balneabili alcuni tratti di costa nei pressi delle foci. Nel 2002 i Km costieri inquinati corrispondevano a circa l’1,6% della costa toscana. L’ultimo dato disponibile (anno 2007) ci dimostra che le aree inquinate sono ulteriormente diminute e corrispondenti a 5 Km  (0,7 % della costa toscana).

Per quanto riguarda il fenomeno dell’erosione costiera, il litorale toscano è

sottoposto ad una prevalente azione di erosione delle coste sabbiose. Circa il 36% delle spiagge toscane è colpita da un fenomeno erosivo accentuato (più di 2 m di arretramento della linea di riva nell’ultimo periodo di misura) che determina la perdita di un patrimonio ambientale di grande valore.

Comparando i tratti in erosione con quelli in avanzamento, il litorale toscano ha perso circa 147.000 mq di spiaggia negli ultimi 10 anni (Dati 2007). Questo valore, seppur preoccupante, è comunque migliorato rispetto al periodo di misura precedente (-214.000 mq), indicando un trend positivo che è la diretta conseguenza degli interventi di recupero e riequilibrio del litorale finanziati dalla Regione Toscana attraverso la D.C.R. n. 47/2003 e realizzati dalle Province e dai Comuni costieri in questi ultimi anni. Molti altri interventi sono in fase di progettazione e saranno realizzati tra il 2008 ed il 2010. Secondo una suddivisione del litorale sabbioso effettuata dalla Regione Toscana e dall’Università di Firenze, le zone dove si riscontrano i più accentuati fenomeni di erosione costiera risultano le spiagge alla foce del fiume Ombrone, e le spiagge a nord della foce del fiume Arno, entrambi questi tratti ricadono all’interno di parchi regionali. Altri tratti di litorale quali Marina di Massa, Marina di Cecina ed il Golfo di Follonica, sono soggetti a fenomeni erosivi che sono stati contenuti solo grazie ad interventi di difesa. L´intrusione del cuneo salino è stata invece rilevata sopratutto nelle zone della costa meridionale; con particolare riferimento alle zone della Val di Cornia, Val di Cecina, alla pianura di Follonica e Scarlino, al Monte Argentario e al Comune di Capalbio.

Ulteriore tema rilevante in materia ambientale riguarda le politiche di conservazione della natura e della biodiversità. Le aree protette e i parchi presenti sulla costa coprono buona parte del territorio identificato come Sistema Mare e costituiscono uno strumento e una risorsa importantissima per la sostenibilità dello sviluppo sia generale che locale. L’istituzione delle “aree protette” ha registrato in questi ultimi anni un continuo aumento anche a livello nazionale, estendendosi anche a porzioni di territorio che siamo abituati a considerare come “normali”. Nel sistema costiero sono presenti tre grandi aree destinate alla tutela delle biodiversità: il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, il Parco Regionale della Maremma e il Parco Regionale di Migliarino, S. Rossore e Massaciuccoli. A queste si aggiungono aree protette di minore entità che, insieme ai grandi parchi, costituiscono più del 13% del territorio costiero. Inoltre è in atto un procedimento per l’istituzione di altre aree marine protette: quella delle Secche della Meloria e dell’area marina corrispondente ai “Monti dell’Uccellina-Formiche di Grosseto-Foce dell’Ombrone-Talamone”.

Il sistema di gestione regionale delle aree protette si configura come un sistema piuttosto efficiente che trova già in parte un impiego significativo grazie a politiche di integrazione, che ne tutelino i valori ambientali, storico-culturali e paesaggistici. Si tratta di un patrimonio ambientale di grande pregio che, se adeguatamente valorizzato, costituisce una risorsa rilevante dal punto di vista turistico.

Altrettanto rilevante, nel quadro delle azioni di tutela ambientale, è il Santuario dei Cetacei, promosso con un’intesa formalizzata dai Governi di Francia, Principato di Monaco e Italia nel 1999. Questo importante e unico ambiente marino si situa nella zona di mare tra Liguria, Provenza e Sardegna settentrionale, nel cuneo i cui vertici sono individuabili in Pointe Escampobariou in Francia, Capo Ferro e Capo Falcone in Sardegna, e nel Fosso del Chiarone al confine tosco laziale. La Regione Toscana si è inoltre attivata per costituire l’'Osservatorio toscano dei cetacei' nel comune di Capoliveri all'Elba quale contributo toscano alla tutela e valorizzazione dei mammiferi marini. L’importanza di questa iniziativa indica come la Regione Toscana sia attenta e cerchi di applicare e interpretare le principali direttive e convenzioni internazionali per la salvaguardia della biodiversità marina e degli habitat.

L’Osservatorio Toscano dovrebbe diventare un punto di riferimento interregionale, nazionale ed internazionale nel campo della tutela degli ambienti marini e costieri, dello studio e della conoscenza della biologia e della vita dei cetacei, ma anche un centro di coordinamento e confronto per le Amministrazioni locali e la Regione.

Lucidi 10 e 11

Dal quadro sino ad ora esposto, che ha costituito la base di lavoro per l’elaborazione della politica integrata per il sistema Mare della Toscana, emergono, punti di forza, di debolezza, opportunità e rischi.

Lettura Lucidi

Lucido 12

Dalla lettura di questo quadro è scaturito il Progetto Pilota Integrato per il Sistema Mare della Toscana che ha rappresentato una sintesi del percorso di elaborazione cominciato nel 2001 con la Prima Conferenza Regionale sull’economia del mare.

La Conferenza ha costituito un momento essenziale di dibattito che ha determinato un contributo di idee e di proposte rilevanti e ha dimostrato l’entusiasmo con il quale diversi soggetti, dalle Università alle categorie economiche, alle autonomie locali, alle diverse istituzioni regionali, nazionali ed europee, per l’idea-progetto della Regione di avviare un modo nuovo di governo del processo di sviluppo legato al mare.

Sempre nel contesto della Conferenza è emersa la necessità di integrare una serie di interventi pubblici e privati finalizzati alla crescita del sistema costiero e alla riduzione dello squilibrio esistente tra costa e aree interne, per contribuire al completamento dell’immagine della Toscana prevalentemente legata alle città d’arte e alle produzioni tipiche dei suoi sistemi manifatturieri.

Alla Conferenza ha fatto seguito poi una prima importante decisione politica: la Delibera della Giunta Regionale n. 1214/01 che, raccogliendo i risultati e le conclusioni della Conferenza stessa con riferimento ai possibili punti critici sul piano ambientale, ha approvato la proposta di progetto di Piano Regionale di Gestione Integrata della Costa ai fini del riassetto idrogeologico.

Si è quindi pervenuti alla stipula dell’Accordo di Area Vasta della costa Nord-Occidentale tra la Regione e le Province costiere di Livorno, Pisa, Lucca e Massa Carrara dove, fra le altre proposte, è emersa la necessità di portare a sistema un insieme di proposte innovative per favorire i segnali di recupero nel territorio costiero e disegnare un percorso ambientalmente, socialmente ed istituzionalmente sostenibile.

Tale proposta non poteva però non comprendere anche il territorio costiero della provincia di Grosseto. Da qui la Decisione della Giunta Regionale del 22 Luglio 2003 n. 21, con la quale sono state approvate le linee di indirizzo per il coordinamento degli interventi inerenti il Sistema Mare della Toscana al fine di convogliare la programmazione degli interventi sulla costa verso un sistema di politiche integrate in materia di ambiente, logistica, sviluppo delle attività produttive, formazione e riconversione delle risorse umane, sviluppo del sistema delle isole e cultura.

Per questa politica si è voluto proporre un tipico strumento adottato sia a livello comunitario sia a livello nazionale per le politiche di coesione – calibrandolo sulla specifica realtà toscana – per favorire il processo di integrazione territoriale nella programmazione di politiche settoriali.

La politica integrata regionale del Progetto Pilota Integrato per il Sistema Mare ha dunque preso in considerazione gli aspetti più significativi dell’economia marittima toscana in un’ottica integrata sulla base delle linee di indirizzo elaborate e, soprattutto sulla base delle opportunità che emergevano dall’analisi SWOT del quadro analitico che vi ho presentato.

Il Progetto Pilota Mare ha rappresentato, dunque, una delle prime esperienze operative per la messa a punto di quel modello di “governance cooperativa” che sta a fondamento del sistema della programmazione regionale toscana. Uno degli obiettivi che il Progetto si è posto è stato quello di potenziare il ruolo delle Province e degli enti territoriali della zona costiera come soggetti attivi del processo di programmazione degli interventi sul territorio, proprio per favorire lo sviluppo di un sistema integrato.

Proprio grazie a questo aspetto, il Progetto Pilota è stato scelto nel gennaio 2005 come esempio di buone prassi a livello comunitario e la Toscana ha ottenuto il coordinamento del gruppo di lavoro sulla governance nell’ambito del progetto “Europa del mare”, promosso dalla Conferenza delle Regioni Periferiche e Marittime (Crpm), finalizzato a mobilitare la partecipazione delle Regioni al processo di elaborazione della futura politica marittima europea.

Lucido 13

Alla luce di ciò, per questa legislatura, lo sviluppo della costa toscana, in una prospettiva di crescente integrazione europea e mediterranea, è un obiettivo importante. Il principale strumento di programmazione della Regione – il Programma Regionale di Sviluppo (Prs) 2006-2010 – impegna la Giunta a sviluppare politiche coordinate ed i relativi strumenti di intervento per la valorizzazione della Toscana del mare ed insulare, nella prospettiva di una politica marittima integrata e coordinata, sempre più necessaria sia a livello nazionale che comunitario. Il Prs rilancia anche la sfida della governance dello sviluppo, sulla base dei principi di integrazione, partecipazione, concertazione, attraverso la mobilitazione di tutte le risorse dei nostri territori, pubbliche e private.

Tra le priorità strategiche territoriali del Prs c’è quella di collocare la Toscana come soggetto attivo nella dimensione internazionale, assumendo la valorizzazione della fascia costiera come una delle finalità della pianificazione regionale, attraverso lo sviluppo della piattaforma logistica costiera secondo una logica di sostenibilità ambientale, l’integrazione del territorio toscano con le reti transeuropee di trasporto, il sostegno al trasporto ferroviario, al sistema portuale ed aeroportuale, alle autostrade del mare e alle vie navigabili interne.

Lucido 14

La Toscana ha proseguito il percorso di riflessione costruttiva sulle politiche integrate per il sistema mare, in raccordo con l’evoluzione della fase di consultazione a livello europeo sul Libro Verde per le politiche marittime.

Il Libro Verde ha proposto già dei punti fermi intorno ai quali costruire gli obiettivi da perseguire con la futura politica marittima europea. Tra questi ritroviamo la salvaguardia dell’ambiente marino, lo sviluppo del turismo costiero in un’ottica di sostenibilità, lo sviluppo di competenze occupazionali adeguate per chi è impiegato nei settori marittimi, l’evoluzione delle tecnologie e della ricerca scientifica, il potenziamento del sistema dei trasporti, l’elaborazione di strumenti di governance di bacino adeguati.

La Regione ha organizzato quindi dei seminari tematici e territoriali lungo la costa toscana e sulle isole, che hanno rappresentato momenti di ascolto e confronto con i soggetti pubblici e privati locali; questo percorso ha portato nel giugno del 2007 alla Seconda Conferenza regionale sulle Politiche per il mare, nella quale sono state aggiornate le linee della politica regionale integrata per la costa toscana e per l’arcipelago. Proprio dalla Seconda Conferenza e dai seminari preparatori è venuto il nostro contributo di analisi, di idee e di proposte alla stesura del Libro Bianco sulla politica marittima dell’Unione Europea.

La Commissione Europea, con il Libro Verde, ha fatto un primo passo verso la costruzione di una politica orientata all’integrazione settoriale, obiettivo verso il quale alcune delle regioni d’Europa (Toscana in testa) hanno già disegnato un percorso da intraprendere maturando un certo grado di esperienza. Ad ottobre 2007 la Commissione Europea ha poi presentato la comunicazione “Una politica marittima integrata dell’Unione Europea” (il cosiddetto Libro Blu) accompagnata da un piano d’azione. Con questi documenti l’Unione Europea vuole dare un nuovo indirizzo alle politiche marittime attraverso un nuovo approccio olistico ed integrato. L’obiettivo è quello di non prendere più in considerazione solo attività marittime compartimentate, ma affrontare in maniera globale tutti gli aspetti dei mari e degli oceani sotto il profilo economico e dello sviluppo sostenibile. Una politica marittima integrata rafforzerà la capacità dell’Europa di far fronte alle sfide della globalizzazione e della competitività, al cambiamento climatico, al degrado dell’ambiente marino, alla sicurezza marittima nonché alla sicurezza ed alla sostenibilità dell’approvvigionamento energetico.

Il livello regionale costituisce come abbiamo visto un punto di vista privilegiato per leggere, identificare ed integrare i sentieri dello sviluppo e la Commissione europea sostiene l’importanza di “trarre profitto dall’esperienza acquisita nella politica regionale in materia di coordinamento delle politiche settoriali, di cooperazione, di scambio delle buone pratiche e di partenariato”, per l’implementazione di una politica marittima europea.

Lucido 15

Sulla base degli esiti della Seconda Conferenza regionale sulle Politiche del mare, la Giunta regionale ha elaborato un documento di linee di indirizzo sulle politiche integrate della Toscana del mare, per il periodo 2008-2010, approvato dal Consiglio regionale il 12 febbraio 2008.

Il documento è articolato su tre assi: valorizzazione della competitività, che comprende indirizzi, strumenti e risorse per gli interventi in materia di industria, turismo, pesca, trasporti, porti e logistica; tutela dell’ecosistema marino, che concerne qualità delle acque, ricerca marina, erosione, parchi, aree protette, energia; promozione della qualità della vita, che prende a riferimento occupazione, cultura, formazione, sicurezza e gli interventi specifici per le isole minori.

Il documento dedica uno specifico rilievo al tema della governance per le politiche del mare, alla necessità quindi di uno stretto coordinamento ed integrazione in primo luogo tra i vari livelli istituzionali coinvolti.

In questa direzione, è prevista la costituzione di una Consulta per la Toscana del mare, come momento di confronto e raccordo istituzionale tra Giunta regionale, Province e Comuni costieri, oltre alla Comunità dell’Arcipelago, sulle politiche pubbliche che interessano la costa e le isole.

La Consulta avrà il compito di definire i contenuti dell’Agenda annuale della Toscana del mare, cioè un documento che farà il punto sullo stato di realizzazione dei principali interventi realizzati e di individuare le più significative azioni da attuare nel successivo anno.

La Consulta avrà anche il compito di raccordare l’area vasta della Toscana nord occidentale, composta dai territori delle province di Livorno, Pisa, Massa Carrara e Lucca, con il territorio della Provincia di Grosseto, che fa parte invece dell’area vasta centro meridionale (sulla base degli indirizzi del PRS 2006-2010).

Lucido 16

La futura strategia marittima europea rappresenta un’interessante opportunità per una regione come la Toscana, che possiede forti legami con l’Europa continentale e contemporaneamente una storica proiezione nel Mediterraneo.

Il modello di integrazione dell’area costiera su cui abbiamo lavorato in Toscana può infatti agganciarsi ad un contesto più ampio, nell’ambito di progetti di cooperazione per una condivisione delle esperienze positive e l’integrazione di risorse in termini di cooperazione marittima transfrontaliera, transnazionale (a livello di bacini marittimi) e interregionale, sui temi dell’innovazione, dell’ambiente, dell’accessibilità.

Il ruolo delle Regioni nella futura politica marittima dell’Unione potrà attivarsi attraverso una serie di strumenti che vanno dalla costruzione di partenariati tripartiti: Regioni-Stato-Unione Europea per l’attuazione delle politiche marittime, alla attivazione di meccanismi di concertazione a livello di bacino; dallo sviluppo della cooperazione territoriale, alla creazione di osservatori sull’economia e l’ambiente marino a scala regionale e di bacino.

Tutto ciò in raccordo e in attuazione dei contenuti del Libro Blu sulle politiche marittime e del relativo Piano di azione che prevede concreti strumenti di intervento di carattere integrato a disposizione delle autorità nazionali, regionali e locali dell’Unione.

Di questi temi, per un approfondimento circa le tematiche peculiari alle isole minori, parleremo nella Prima Conferenza europea sulle Isole minori, che la Regione Toscana e l’ANCIM ha organizzato il 29 e 30 maggio all’Isola d’Elba.



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