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CARATTERISTICHE DELLA MENTE EMOZIONALE

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CARATTERISTICHE DELLA MENTE EMOZIONALE.

Solo in anni recenti È emerso un modello scientifico della mente emozionale che spiega come le nostre azioni siano in gran parte determinate dalle emozioni - come si possa essere ragionevoli in un certo momento e irrazionali subito dopo - e in che senso le emozioni hanno le loro ragioni e la loro logica. Forse le due migliori valutazioni della mente emozionale vengono offerte indipendentemente da Paul Ekman, direttore dello Human Interaction Laboratory presso la California University, a San Francisco, e da Seymour Epstein, psicologo clinico della University of Massachusetts (1). Anche se Ekman ed Epstein hanno valutato prove scientifiche differenti, i loro risultati congiunti offrono un elenco delle qualitÀ essenziali che distinguono le emozioni dal resto della vita mentale (2).



- Una reazione rapida, ma imprecisa.

La mente emozionale È assai piÙ rapida di quella razionale, perché passa all'azione senza neppure fermarsi un attimo a riflettere sul da farsi. La sua rapiditÀ le preclude la riflessione deliberata e analitica che caratterizza la mente pensante. Nel processo evolutivo questa rapiditÀ È connessa, molto probabilmente, alla decisione piÙ essenziale, ossia a che cosa bisogna fare attenzione e, una volta vigili (ad esempio di fronte a un altro animale) a prendere in una frazione di secondo decisioni del tipo: fra noi due chi È la preda, io o lui? Gli organismi che dovevano soffermarsi troppo a lungo per riflettere sulle risposte a simili domande avevano minori probabilitÀ di generare una prole numerosa alla quale trasmettere i geni che determinavano la loro lentezza nell'agire.

Le azioni che scaturiscono dalla mente emozionale sono accompagnate da una sensazione di sicurezza particolarmente forte, derivante da un modo di vedere le cose semplificato e immediato, che puÃ’ apparire assolutamente sconcertante alla mente razionale. A cose fatte o anche in mezzo all'azione ci sorprendiamo a pensare: “Perché ho fatto questo?”, un segno che la mente razionale si sta svegliando, ma senza la prontezza di quella emozionale.

Poiché l'intervallo tra il fattore che scatena un'emozione e l'erompere dell'emozione stessa puÃ’ essere quasi istantaneo, il meccanismo che valuta la percezione di tale fattore dev'essere velocissimo, anche secondo il tempo di reazione cerebrale che si calcola in millesimi di secondo. Questa valutazione della necessitÀ di agire dev'essere automatica, cosÃŒ rapida che non varca neppure la soglia della consapevolezza (3). Tale risposta emozionale rapida, si propaga in noi prima che sappiamo che cosa sta succedendo.

Questa modalitÀ percettiva rapida sacrifica l'accuratezza a vantaggio della velocitÀ, basandosi sulle prime impressioni, reagendo al quadro complessivo o ai suoi aspetti piÙ vistosi. Essa vede le cose nella loro totalitÀ simultanea e reagisce senza prendere tempo per un'analisi riflessiva. L'impressione, determinata da elementi di particolare vivezza, sovrasta ogni attenta valutazione dei dettagli. Il grande vantaggio È che la mente emozionale puÒ leggere una realtÀ emotiva (lui È adirato con me; lei sta mentendo; questo fatto lo sta rattristando) in un istante, producendo quel giudizio intuitivo immediato che ci dice di chi dobbiamo diffidare, di chi possiamo fidarci e chi si trova in una situazione difficile. La mente emozionale È il nostro radar per scoprire il pericolo; se noi (o i nostri antenati nel corso dell'evoluzione) aspettassimo l'intervento della mente razionale per formulare alcuni di questi giudizi, potremmo non solo sbagliarci, ma addirittura morire. Lo svantaggio È che queste impressioni e questi giudizi intuitivi, verificandosi in una frazione di secondo, possono essere erronei o malaccorti.

Paul Ekman suggerisce che questa rapiditÀ, per la quale le emozioni possono coglierci prima ancora che noi si sia consapevoli del loro insorgere, È essenziale per il loro elevato valore adattativo: esse ci mettono in movimento per reagire a fatti incalzanti, senza perdere tempo a pensare se o come rispondere. Impiegando il sistema elaborato per decifrare le emozioni dai sottili mutamenti dell'espressione del viso, Ekman puÒ rintracciare microemozioni che affiorano sul volto in un tempo brevissimo, per meno di mezzo secondo. Ekman e i suoi collaboratori hanno scoperto che le espressioni emozionali cominciano a manifestarsi con mutamenti della muscolatura facciale in pochi millesimi di secondo dopo il fatto che scatena la reazione e che i mutamenti fisiologici tipici di una certa emozione - come la deviazione del flusso sanguigno e l'accelerazione del battito cardiaco - iniziano anch'essi dopo poche frazioni di secondo. Questa celeritÀ vale soprattutto per emozioni intense, come la paura di una minaccia improvvisa.

Ekman sostiene che, in senso tecnico, l'esplodere di un'emozione È brevissimo e che dura appena qualche secondo e non minuti, ore o giorni. Secondo lui sarebbe contrario all'adattamento evolutivo se un'emozione tenesse cervello e corpo in scacco per un tempo lungo, a prescindere dal mutare delle circostanze. Se le emozioni prodotte da un singolo fatto continuassero a dominarci inalterate dopo che l'evento È terminato, a prescindere da ciÃ’ che di nuovo sta accadendo intorno a noi, allora i nostri sentimenti sarebbero guide assai scadenti per l'azione. Perché le emozioni si protraggano a lungo, il fattore scatenante deve perdurare, suscitando cosÃŒ continuamente l'emozione, come quando la perdita di una persona cara continua a farci piangere. Quando i sentimenti durano per ore, in genere si tratta di stati d'animo - una forma piÙ attenuata. Essi stabiliscono un tono affettivo, ma non permeano la percezione e l'azione con la stessa forza con cui irrompe un'emozione vibrante.

- Prima i sentimenti, poi i pensieri.

Poiché la mente razionale ha bisogno di piÙ tempo rispetto alla mente emozionale per registrare le impressioni e per reagire, il “primo impulso” in una situazione emozionale È dettato dal cuore e non dal cervello. C'È anche un secondo tipo di reazione emozionale, piÙ lento della risposta lampo, che cova e fermenta nei nostri pensieri prima di portare a un sentimento. Questa seconda via È piÙ deliberata e in genere siamo consapevoli dei pensieri che ci guidano verso di essa. In questo tipo di reazione emotiva, la valutazione È piÙ ampia; i nostri pensieri - l'elemento cognitivo - giocano un ruolo chiave nel determinare quali emozioni verranno suscitate. Una volta formulata una valutazione - “questo tassista mi sta imbrogliando” o “questo bimbo È adorabile” - segue un'appropriata risposta emozionale. In questa sequenza piÙ lenta, un pensiero piÙ articolato precede il sentimento. Emozioni piÙ complesse, come l'imbarazzo o l'apprensione per un esame imminente, seguono una strada piÙ lenta, impiegando secondi o minuti prima di svilupparsi: sono queste le emozioni che derivano dai pensieri.

All'opposto, nella sequenza di reazione rapida il sentimento sembra precedere o essere simultaneo al pensiero. Questa reazione emozionale istantanea si verifica in situazioni urgenti nelle quali È in gioco la nostra sopravvivenza. La potenza di tali decisioni rapide È che ci mobilitano in un istante per fronteggiare un'emergenza. I nostri sentimenti piÙ intensi sono reazioni involontarie; non possiamo decidere quando insorgeranno. “L'amore,” ha scritto Stendhal “È come una febbre che va e viene indipendentemente dalla volontÀ.” Non solo l'amore, ma anche la collera e la paura si impadroniscono di noi, sembrano accadere e non giÀ essere scelte da noi. Per questa ragione possono offrire un alibi: “Il fatto che non 'possiamo scegliere le emozioni che abbiamo'“, rileva Ekman consente alla gente di giustificare le proprie azioni dicendo che le hanno fatte mentre erano in preda a un'emozione (4).

CosÌ come esistono vie rapide o lente per l'insorgere di un'emozione - una attraverso la percezione immediata e l'altra attraverso il pensiero riflessivo -, esistono anche emozioni che vengono provocate volutamente. Un esempio È dato dalla manipolazione intenzionale dei sentimenti che costituisce il bagaglio professionale di qualunque attore, come le lacrime che affiorano quando intenzionalmente ci si sofferma su ricordi tristi per suscitarle. Gli attori sono semplicemente piÙ abili del resto dell'umanitÀ nel saper usare intenzionalmente la seconda via alle emozioni, ossia la produzione del sentimento attraverso il pensiero. Anche se non possiamo cambiare facilmente l'emozione specifica che verrÀ provocata da un certo tipo di pensiero, molto spesso possiamo scegliere, e scegliamo, che cosa pensare. Come una fantasia sessuale puÒ portare a sensazioni di eccitazione sessuale, cosÌ i bei ricordi ci rallegrano o i pensieri malinconici ci rendono pensosi.

Ma in genere la mente razionale non decide che emozioni “dovremmo” avere. Al contrario, i sentimenti si presentano come un fatto compiuto. CiÃ’ che di solito la mente razionale puÃ’ controllare È il corso di quelle reazioni. A parte qualche eccezione, non siamo noi a decidere 'quando' essere furiosi, tristi e cosÃŒ via.

- Una realtÀ simbolica e infantile.

La logica della mente emozionale È 'associativa'; per essa, elementi che simboleggiano una realtÀ o ne suscitano il ricordo equivalgono a quella stessa realtÀ. Per questo le similitudini, le metafore e le immagini si rivolgono direttamente alla mente emozionale, come fanno l'arte, i romanzi, i film, la poesia, il canto, il teatro, l'opera. Grandi maestri spirituali come Buddha e GesÙ hanno toccato il cuore dei discepoli parlando il linguaggio dell'emozione, insegnando con le parabole, le favole e i racconti. Infatti il simbolo e il rituale religioso non hanno molto senso dal punto di vista razionale; essi si esprimono nell'idioma del cuore.

Questa logica del cuore - della mente emozionale - È ben descritta da Freud col concetto di “processo primario” del pensiero; È la logica della religione e della poesia, della psicosi dei bambini, del sogno e del mito (come afferma Joseph Campbell: “I sogni sono miti privati; i miti sono sogni condivisi”). Il processo primario È la chiave per decifrare il significato di opere come l''Ulisse' di James Joyce: nel processo primario del pensiero, associazioni libere determinano il flusso narrativo; un oggetto ne simboleggia un altro; un sentimento ne soppianta un altro e sta al suo posto; le totalitÀ vengono condensate nelle parti. Non ci sono né il tempo né la legge di causa-effetto. Anzi, nel processo primario non c'È negazione. Tutto È possibile. Il metodo psicoanalitico È in parte l'arte di decifrare e dipanare queste sostituzioni di significato.

Se la mente emozionale segue questa logica e le sue regole, nella quale un elemento sta al posto di un altro, per essa non È necessario che le cose vengano definite dalla loro identitÀ oggettiva: ciÃ’ che conta È come vengono 'percepite'; le cose sono ciÃ’ che appaiono. Quel che una cosa ci fa ricordare puÃ’ essere molto piÙ importante di quel che essa “È”. Nella vita emozionale le identitÀ possono essere come un ologramma, nel senso che una singola parte evoca l'intero. Come sottolinea Seymour Epstein, mentre la mente razionale istituisce connessioni logiche fra causa ed effetto, la mente emozionale È indiscriminata e collega le cose semplicemente in base ad aspetti superficialmente simili (5).

La mente emozionale È infantile in molti modi e lo È tanto piÙ, quanto piÙ forte cresce l'emozione. Una delle sue modalitÀ È il pensiero 'categorico', che vede tutto o bianco o nero, senza sfumature di grigio; una persona mortificata dopo aver compiuto una gaffe potrebbe pensare all'istante: “Non dico 'mai' una cosa per il verso giusto”. Un altro segno di questo modo infantile È il pensiero 'personalizzato', che percepisce gli eventi in maniera deformata, riconducendoli tutti al proprio io; se pensi ad esempio, all'automobilista che dopo un incidente lo spiegava dicendo “il palo del telefono mi È venuto addosso”.

Questo modo infantile È 'autoconvalidante', perché sopprime o ignora ricordi o fatti che ne scardinerebbero le convinzioni e si aggrappa a quelli che lo confermano. Le convinzioni della mente razionale sono sperimentali; una nuova prova puÃ’ smentire una convinzione, sostituendola con un'altra. La mente razionale ragiona in base alle prove oggettive. La mente emozionale, invece, considera le proprie convinzioni assolutamente vere e perciÃ’ sottovaluta ogni prova contraria. Per questo È cosÃŒ difficile ragionare con chi È emotivamente turbato: quale che sia la saldezza del vostro argomento da un punto di vista logico, non ha rilevanza se si scontra con la convinzione emozionale del momento. I sentimenti si autogiustificano con un insieme di percezioni e di “prove” tutte loro.

- Il passato imposto sul presente.

Quando un qualche aspetto di un fatto appare simile a un ricordo del passato dotato di forte carica emotiva, la mente emozionale reagisce provocando i sentimenti che si accompagnavano all'evento ricordato. La mente emozionale reagisce al presente 'come se fosse il passato' (6). Il guaio È che, specialmente quando la valutazione È rapida e automatica, puÒ accadere che non ci si renda conto che le cose sono cambiate rispetto alla situazione passata. Qualcuno che ha imparato dalle percosse dolorosamente subite durante l'infanzia a reagire a uno sguardo adirato con grande paura e disgusto, manterrÀ in certa misura quella reazione pure da adulto, anche quando uno sguardo cattivo non comporterÀ la stessa minaccia.

Se i sentimenti sono forti, allora la reazione che viene provocata È ovvia. Ma se i sentimenti sono vaghi o sottili, puÒ accadere che non ci si renda conto della reazione emotiva in corso, anche se essa colora sottilmente il nostro modo di reagire in quel momento. Pensieri e reazioni al momento presente assumeranno il tono dei pensieri e delle reazioni del passato, anche se puÒ sembrare che la reazione sia dovuta soltanto alla circostanza momentanea. La nostra mente emozionale imbriglierÀ la mente razionale piegandola ai propri fini e per questo noi presentiamo spiegazioni dei nostri sentimenti e delle nostre reazioni - le cosiddette razionalizzazioni - che le giustificano nei termini del momento presente, senza comprendere l'influenza della memoria emozionale. In questo senso, non possiamo avere idea di ciÒ che sta davvero accadendo, anche se possiamo nutrire la convinzione certa che sappiamo esattamente cosa sta succedendo. In momenti simili la mente emozionale ha ingabbiato quella razionale, ponendola al suo servizio.

- RealtÀ legata a uno stato specifico.

Il funzionamento della mente emozionale È in larga misura legato a uno stato specifico, dettato dal particolare sentimento che si afferma in un certo momento. Il modo in cui pensiamo e agiamo quando ci sentiamo romantici È del tutto differente da quello che adottiamo quando siamo in collera o abbattuti; nella meccanica delle emozioni, ogni sentimento ha il suo distinto repertorio di pensiero, di reazioni e perfino di ricordi. Questi repertori legati a uno stato specifico diventano predominanti in momenti di intensa emozione.

Un segnale che un tale repertorio È attivo È la memoria selettiva. Parte della reazione della mente a una situazione emozionale È un riordinamento della memoria e delle opzioni per l'azione, in maniera che le piÙ pertinenti si trovino in posizione gerarchicamente piÙ alta e cosÌ siano piÙ facilmente messe in pratica. E, come abbiamo visto, ogni importante emozione ha il suo contrassegno biologico: un insieme di mutamenti radicali che tengono in scacco l'organismo mentre l'emozione sale - una serie di segnali automatici caratteristici esibiti quando si È nella morsa dell'emozione (7).



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